Sud: fuggiti quasi due milioni. Senza lavoro 600mila famiglie

Ragazza con un cartellone "Non è paese per i giovani"
Generazione in fuga. Ragazza con un cartellone "Non è paese per i giovani"

ROMA. – La ripresa ha toccato anche il Mezzogiorno ma c’è il rischio che si sia trattato di una sorta di meteora che ora lascerebbe spazio a una “grande frenata”. A preoccupare è soprattutto “l’ampliamento del disagio sociale”. Difficoltà che negli ultimi sedici anni hanno spinto quasi due milioni di meridionali a lasciare la loro terra. Come se non bastasse, la metà degli ‘espatriati’ è fatta da under35.

Stavolta le anticipazioni del Rapporto Svimez non lasciano dubbi: “le ombre” avanzano, appannando le luci che negli anni scorsi sembravano intravedersi. Le previsioni parlano chiaro: se nel 2017 la crescita dell’economia ha raggiunto l’1,4%, quasi alla pari con il Centro-Nord, nel 2019 non andrà oltre lo 0,7%.

Non solo, i segni più, per quanto modesti, risultano privi di effetti quando si va a sondare il livello della qualità della vita. Anzi, tra il 2010 e il 2018 il numero di famiglie meridionali dove tutti sono disoccupati è raddoppiato, raggiungendo quota 600 mila. Dopo di che spesso se un lavoro c’è è a tempo: “trappola del precariato”, mal pagato e dequalificato. Tanto che l’associazione, nata per promuovere lo sviluppo del Sud, definisce “preoccupante” il fenomeno dei ‘working poors’.

“Ancora oggi al cittadino del Sud mancano (o sono carenti) diritti fondamentali”, dalla sicurezza all’istruzione passando per la sanità, sentenzia la Svimez. Chi può va a curarsi al Nord ma “sempre più frequentemente l’insorgere di patologie gravi costituisce una delle cause più importanti di impoverimento delle famiglie”.

L’indicatore di efficienza dei servizi pubblici è massimo in Trentino Alto Adige e minimo in Calabria. Non stupisce allora se dai primi anni 2000 hanno abbandonato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: “la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero”. E circa in 800 mila non sono più tornati.

Ecco che lo spopolamento del Sud, lasciato anche dagli stranieri, coincide anche con un radicale invecchiamento: se dalla crisi si sono persi quasi mezzo milione di posti tra gli under35 se ne sono guadagnati altrettanti tra gli over55. Per la Svimez siamo di fronte a un “drammatico dualismo generazionale”.

Per il presidente dell’associazione, Adriano Giannola, per uscire da quella che ha tutti i connotati di una “stagnazione” occorre rafforzare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Il direttore della Svimez, Luca Bianchi, si augura una “nuova stagione di investimentI”, visto che all’appello ne mancherebbero per 4,5 miliardi. Intanto la ministra per il Sud, Barbara Lezzi, promette “un utilizzo efficace, di qualità, dei fondi strutturali europei”.

La Cgil però avverte che se la risposta è “la reintroduzione dei voucher” allora non va. La soluzione per la Cisl passa dall’accordo su un piano che metta fine “all’attendismo”. Sulla stessa linea la Uil, che lancia un appello affinché la questione non sia come ogni anno un tema da trattare “sotto l’ombrellone”.

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