Orrore in New Mexico, bimbi segregati ridotti pelle ossa

Vista aerea del recinto in cui erano tenuti gli undici bambini nel deserto del New Mexico.
In 11 tenuti in una baracca lerci e vestiti di stracci

NEW YORK. – “Stiamo morendo di fame, abbiamo bisogno di acqua e cibo”. L’appello disperato è giunto all’ufficio dello sceriffo della contea di Taos, in Nuovo Messico, Stati Uniti. Terrificante la scena che hanno trovato gli agenti dopo essere intervenuti, in una baracca in una zona rurale a circa 200 chilometri da Albuquerque: undici bambini tra uno e 15 anni spaventati, pelle ed ossa per quanto erano magri, vestiti di stracci e nella totale sporcizia. Così sono stati costretti a vivere prima dell’allarme che li ha salvati.

“Faccio questo lavoro da 30 anni – ha dichiarato lo sceriffo Jerry Hogrefe – ma non ho mai visto nulla di simile. Da non crederci. Questi ragazzini erano affamati, assetati e lerci”. Con i bambini anche tre donne, presumibilmente le loro madri, mentre a tenere loro guardia, due uomini armati con mitra e pistole. In manette sono finiti Siraj Wahhaj e Lucas Morten, rispettivamente di 39 e 40 anni. Anche le tre donne inizialmente sono state tratte in arresto ma poi sono state rilasciate. Non e’ chiaro quale sia il legame tra loro e i due uomini.

In realtà, l’Fbi teneva la baracca sotto sorveglianza da tempo alla ricerca di un bambino di tre anni scomparso lo scorso dicembre in Georgia e presumibilmente figlio di Wahhaj ma finora non aveva avuto un motivo per effettuare una perquisizione. Poi il messaggio disperato lanciato dall’interno dell’abitazione e l’irruzione che ha portato al salvataggio dei bambini. Del piccolo di tre anni non c’è tuttavia traccia.

Lo sceriffo ha anche detto che l’unico cibo trovato nella baracca era qualche patata e del riso. E la stessa baracca era stata ricavata da una vecchia roulotte mezza interrata, coperta di plastica e senza acqua, elettricità o qualcosa che somigliasse ad un bagno. “Non ho mai visto condizioni di povertà simili – ha detto Hogrefe – i bambini sembravano dei rifugiati e abbiamo dato loro tutta l’acqua e gli snack che avevamo”.

Tutti e cinque gli adulti sono accusati di abuso su minori. I piccoli, invece, sono stati affidati ai servizi sociali e si spera in un loro recupero sia fisico che mentale. Intanto le autorità stanno indagando in team per scoprire perché i bambini erano tenuti segregati. Continuano anche le ricerche del piccolo scomparso in Georgia.

(di Gina Di Meo/ANSA)

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