La Turchia raddoppia i dazi agli Usa, la lira vola

Donne turche al mercato di verdure.
Mercato di verdure ad Ankara.

ROMA. – La Turchia alza la posta dello scontro con gli Stati Uniti: il presidente Recep Tayyip Erdogan ha firmato il decreto che raddoppia i dazi sull’import Usa, mentre un tribunale ha respinto l’appello per la liberazione del pastore evangelico americano Andrew Brunson, al centro del braccio di ferro tra Ankara e Washington.

Il rialzo dei dazi su 22 tipi di prodotti ammonta a 533 milioni di dollari. Tra i beni sottoposti alla misura automobili (del 120%), alcol (140%) e tabacco (60%), e anche riso e creme solari. Immediata la reazione in borsa, con la lira che in apertura guadagnava fino al 3%. Poi è arrivato un annuncio radioso per Ankara: l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, nel corso della visita nella capitale turca ha annunciato 15 miliardi di dollari di investimenti diretti in Turchia.

La lira ha continuato la corsa, e ha chiuso le contrattazioni con un rialzo di quasi il 5%, in una giornata segnata nuovamente da picchi oltre il 6%. Il risposta turca sui dazi “è per contrastare l’attacco deliberato dell’amministrazione Usa alla nostra economia”, ha commentato il vicepresidente turco Fuat Oktay.

Nel pomeriggio, Erdogan ha avuto una conversazione telefonica con la cancelleria Angela Merkel. I due responsabili – secondo fonti della presidenza turca – “hanno confermato il proprio impegno per rafforzare la cooperazione”. I due hanno poi discusso del prossimo incontro previsto a Berlino alla fine del prossimo mese. Il ministro del Tesoro turco incontrerà “presto” la controparte tedesca, hanno sottolineato le fonti.

Erdogan ha in programma anche una conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron. Si tratta, scrive la stampa turca, di segnali di “miglioramento dei legami con i Paesi europei”. Ma il raddoppio dei dazi e la vicenda del pastore – con il caso che passerà a un’altra corte – infiammeranno la polemica con gli Usa.

Intanto, si è conclusa la vicenda del presidente onorario di Amnesty in Turchia: Taner Kilic è stato liberato, dopo 14 mesi di carcere con l’accusa di legami con la rete dell’imam Fethullah Gulen, considerato responsabile da Ankara del tentato golpe del 2016.

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