Lazio e Marche ricordano il terremoto del 24 agosto 2016

Amatrice: il giorno dopo il terremoto
Amatrice: il giorno dopo il terremoto.

ANCONA. – A due anni dal 24 agosto 2016, inizio del terremoto del Centro Italia, Arquata del Tronto, Amatrice e Accumoli non dimenticano i loro morti: 299 secondo i dati ufficiali della Protezione civile, di cui la maggior parte ad Amatrice, una cinquantina sul versante marchigiano, 11 ad Accumoli. Ieri, oggi e la scorsa notte sono stati dedicati al dolore e al ricordo, con la presenza dei rappresentanti dell’attuale Governo: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha partecipato ad una fiaccolata con una messa a Pescara del Tronto, la frazione di Arquata diventata uno dei simboli del sisma. Il vice premier e ministro allo Sviluppo Economico Luigi Di Maio è andato invece ad Amatrice e Accumoli.

Discreta la presenza di Conte, in testa insieme al sindaco Aleandro Petrucci alla processione di centinaia di persone fino al campo giochi, dove furono deposte le salme estratte dalla macerie. Alle 3:36, ora della prima scossa, il silenzio, poi la lettura dei nomi delle vittime, scanditi dai rintocchi di una campana. Scena simile ad Amatrice con la veglia nel tendone allestito nell’area che ospitava l’Istituto alberghiero e una fiaccolata sino ai resti della chiesa di Sant’Agostino.

Momenti vissuti nel silenzio e nel raccoglimento, in assoluto contrasto con le diatribe e le polemiche che hanno accompagnato altre emergenze di questi giorni come il crollo del ponte a Genova o i morti nella piena del torrente in Calabria. Il premier Conte si è limitato ad scambiare qualche parola con i familiari delle vittime, ad annuire ad un arquatano che li invitava a “dargli sotto” con la ricostruzione.

Una ricostruzione che stenta a ripartire, tra i malumori e le amarezze dei sindaci che attendono di vedere cosa farà il nuovo esecutivo M5s-Lega, che avevano criticato pesantemente i loro predecessori. Tanto che oggi il commissario Paola de Micheli, prossima alla scadenza, ha invitato ad affrontare la ricostruzione “con umiltà” perché si tratta di una partita complessa.

Di Maio promette “vicinanza” e “un costante rapporto con il Governo che non si può avere attraverso un commissario. Queste persone chiedono di comprendere la loro sofferenza che non si è per niente attenuata” osserva Di Maio, a margine della messa di oggi ad Amatrice. Dopo avere fatto però uno scivolone diplomatico: il mancato incontro con il sindaco di Acquasanta Terme, altro Comune terremotato, dove il vice premier ha trascorso la notte. “Magari cinque minuti – commenta il sindaco Sante Stangoni – volevo sapere della struttura commissariale e dei fondi per la ricostruzione”. E poi altre polemiche per l’annuncio della creazione di una struttura per le emergenze.

Intanto i presidenti delle Regioni interessate ribadiscono il loro impegno per “ricostruire tutto”. E a dare incoraggiamento alle comunità sofferenti, per le quali il terremoto è una ferita ancora aperta, e ad ammonire i potenti sono i vescovi: quello di Ascoli Giovanni D’Ercole chiede una ricostruzione che non sia “maquillage”; per quello di Rieti Domenico Pompili “vale la pena di affrontare la ricostruzione privata e pubblica, se la burocrazia non paralizza lo ‘spirito’, cioè la buona volontà, dei singoli e delle istituzioni” intenzionati a far rinascere una terra “unica” come l’Appennino. Una terra che “è poi il simbolo del nostro Paese che va in frantumi: il ponte che si sbriciola, il canale d’acqua che travolge giovani vite, le città che sono diventate invivibili. Il mondo è fragile. E l’uomo lo è ancora di più”.

(di Alessandra Massi/ANSA)

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