Il lavoro del Colle e la mediazione di Giorgetti placano Lega e M5

Un orologio tra due bandiere, quella Italiana e quella Europea. Manovra
Si avvicina l'ora della resa dei conti con l'Ue. (FOTO ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

ISCHIA.- Spingere sulle “bandiere” elettorali ma senza rompere con l’Ue, allontanando il rischio che la strategia del cambiamento si trasformi in un enorme boomerang. Nelle ore che seguono il primo dei due vertici di maggioranza sulla manovra Luigi Di Maio e Matteo Salvini optano per la linea della “non rottura”.

E quella dei due vicepremier è una scelta che rasserena il presidente Sergio Mattarella e che trova in accordo il premier Giuseppe Conte ma che, di fatto, è anche “imposta” da un contesto economico nebuloso, pronto a volgere in tempesta. Una tempesta, della quale, Giancarlo Giorgetti è stato tra i primi lanciare avvertimenti sia a Salvini sia a Di Maio, vestendo il ruolo chiave del “mediatore” tra l’asse delle colombe e quello dei falchi all’interno dell’esecutivo.

Nel secondo vertice sulla manovra, si studieranno i dettagli. Innanzitutto del Def, dove Salvini e Di Maio vogliono mettere nero su bianco reddito di cittadinanza e Flat tax, due pilastri dai quali i leader di M5S e Lega, pur nella loro inedita veste di “colombe”, non vogliono cedere.

Fonti di governo spiegano come i due vicepremier siano consapevoli dell’attenzione necessaria sui conti pubblici, del rischio che lo spread riprenda il volo e dei segnali arrivati dall’ultima asta dei Btp piazzati a un rendimento record negli ultimi 5 anni. Ma, le stesse fonti, spiegano come la conversione dei due leader alla linea moderata non sia certo “tout court”.

Nel corso del vertice di questa mattina a Palazzo Chigi, non a caso, Salvini e Di Maio hanno chiesto uno sforzo a Tria per trovare le risorse per reddito di cittadinanza e Flat tax. Due riforme che, è il mantra di M5S e Lega, devono partire “assolutamente” nel 2019. E la Lega, nelle richieste inoltrate al titolare del Mef, ha inserito anche la riforma “quota 100”, con cui Salvini punta a “pensionare” la legge Fornero.

Domani arriveranno le prime risposte ma la strada è stretta e la volontà di non sforare il 2%, in queste ore, è piuttosto diffusa tra i due alleati di governo. Volontà che riporta il sereno anche sul Quirinale. Mattarella, in queste ore, ha avuto diversi contatti riservatissimi con i più alti esponenti del governo, esortando i suoi interlocutori a spingere sulla manovra, ma senza rompere con Bruxelles.

Un messaggio che il 3 settembre Di Maio già accennava e che ieri Salvini ha rilanciato in pieno. Entrambi con un chiaro obiettivo politico: evitare di arrivare alle Europee con un’Italia giallo-verde isolata in Ue, invisa ai mercati e agli investitori, e costretta a correre ai ripari sui conti già l’anno prossimo.

La linea della manovra, sottolineano fonti del governo, sarà quella che Conte, già nelle settimane scorse, delineava. Il premier torna infatti a parlare di crescita e stabilità, accompagnando alla manovra lo schema di un piano di riforme strutturali che vanno dalla sburocratizzazione a tutte quelle misure che incentivino gli investimenti in Italia.

E da domani il premier snocciolerà il suo ragionamento in un tour di 3 giorni in Sud Italia: prima a Ischia, poi a Ceglie Messapica, infine a Bisceglie e alla Fiera del Levante di Bari, dove ci sarò anche Di Maio. Con una missione: rassicurare quell’elettorato del Sud dal quale il M5S non può prescindere e sul quale, già da mesi, punta invece Salvini.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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