Florence allaga il Nord Carolina, tifone devasta le Filippine

Una spiaggia del Nord Carolina devastata dal passaggio di Florence.
Una spiaggia del Nord Carolina devastata dal passaggio di Florence. (ANSA/AP Photo/Gerry Broome)

WASHINGTON. – A distanza di migliaia di km, Florence e Mangkhut stanno devastando rispettivamente la costa sudorientale degli Usa e le Filippine settentrionali, con un bilancio di morti complessivamente di 19 persone. Florence, l’uragano declassato a tempesta tropicale con venti a 75 km orari, si è trasformato in un mostro meno impetuoso ma più insidioso.

Rallentando la sua corsa a 4 km orari, scarica più a lungo nelle stesse zone le sue piogge “epiche”, come le ha definite Roy Cooper, il governatore della North Carolina, lo stato più colpito insieme alla vicina Sud Carolina. Aumentano così i pericoli delle alluvioni che stanno già travolgendo interi villaggi e cittadine, anche se finora il bilancio delle vittime – secondo la Cnn – è limitato a 7, ben al di sotto delle oltre 100 dell’uragano Harvey che lo scorso agosto colpì Texas e Louisiana.

Peggiore, al momento, l’impatto nelle Filippine di Mangkhut, che i meteorologi ritengono la tempesta più potente al mondo di quest’anno, anche se ora i suoi venti si sono indeboliti e soffiano a 170 km orari: almeno 12 morti, tra cui due bambini, ma il numero potrebbe salire a 16 dopo la verifica di altri 4 casi.

Mangkhut ha sradicato alberi, scoperchiato tetti, causato frane, allagato strade e fattorie, con danni all’agricoltura ancora tutti da stimare. Dopo essersi abbattuto sulla provincia di Cagayan, colpirà domani la Cina meridionale. Una furia brutale che Florence ha messo da parte poco prima del suo arrivo, trasformandosi in un mostro d’acqua che ha costretto all’esodo 1,7 milioni di abitanti, lasciandone 950 mila senza elettricità.

Molti hanno ignorato gli ordini di evacuazione ed ora, isolati nelle loro case allagate, chiedono soccorso. Intervengono gli uomini della protezione civile ma anche flottiglie improvvisate di volontari. Oltre 400 persone sono state tratte in salvo a New Bern, dove altre 100 attendono aiuto dopo un’inondazione di oltre tre metri. E sono già oltre 20 mila le persone evacuate nei centri di accoglienza allestiti dalla protezione civile.

Finora sono caduti da 45 a 100 cm di pioggia, a seconda delle zone. Ryan Maue, un meteorologo della società Weathermodels.com, ha calcolato che cadranno 68 mila miliardi di litri d’acqua in sette giorni in Nord e Sud Carolina, Virginia, Georgia, Tennessee, Kentucky e Maryland. Una quantità d’acqua pari a quella della intera Chesapeake Bay. In alcune contee sono scattati nuovi ordini di evacuazione vicino ai fiumi, che si sono ingrossati e sono ormai vicini al livelli di guardia, come il Lower Little e il Cape Fear river.

Trump continua a monitorare dalla Casa Bianca l’evolversi della situazione, dopo aver approvato una dichiarazione di disastro per la North Carolina che renderà accessibili più risorse per fronteggiare l’emergenza. All’inizio o a metà della settimana visiterà alcune delle zone colpite, probabilmente con Melania. Il tycoon non può permettersi errori d’immagine o organizzativi alla vigilia delle elezioni di midterm a novembre.

Per adesso però si sta facendo male da solo, continuando a negare i 3.000 morti a Puerto Rico per l’uragano Maria, che attribuisce ad un complotto dei democratici. Cattive notizie anche sul fronte protezione civile: nel bel mezzo di Florence la Casa Bianca è costretta a discutere la sostituzione di Brock Long, il capo della Federal Emergency Management Agency (Fema) dopo un’inchiesta interna su presunti abusi nella gestione di personale e risorse dell’agenzia.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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