Macron, Pse e Tsipras, prove di alleanza anti-Salvini

Primo piano di Marron e Tsipras dialogando tra loro.
Marron e Tsipras

SALISBURGO. – La sfida finale tra europeisti e sovranisti, la strategia per arginare la destra europea animata dall’ascesa della Lega di Matteo Salvini, la prospettiva di un’alleanza trasversale che racchiuda partiti finora sempre divisi: al tavolo dell’elegante St. Peter Stiftkulinarium, ristorante situato ai piedi del castello di Salisburgo, il menù del vertice del Pse è tutto politico.

Ed è un menù stilato in un contesto emergenziale, perché i partiti sovranisti, in Europa, sono più che mai in ascesa. E, se si mettessero assieme, potrebbero ridurre in poltiglia la tradizionale dicotomia tra Ppe e Pse. A Salisburgo si respira già un’aria elettorale.

E mentre il Pse si incontra per fare il punto in vista del prossimo dicembre, quando sarà chiamato ad esprimere il proprio candidato alla commissione Ue, anche il Ppe si riunisce non lontano, con l’obiettivo di smussare le divisioni tra chi vuole un partito popolare a trazione fortemente europeista e chi, invece, intende mantenere ‘il nemico in casa’, Viktor Orban, sfilandolo all’internazionale sovranista.

Non a caso, prima di entrare al vertice del Pse, il segretario del Pd Maurizio Martina definisce “preoccupante” l’idea di un sodalizio tra Salvini, Orban e Marine Le Pen, eventualmente corredato dagli altri partiti populisti sparsi per l’Europa. Per fronteggiare una simile alleanza, è l’invito di Martina, serve una grande coalizione che punti “a un’Europa più sociale e più forte” e che vada dai liberali dell’Alde alla Sinistra Europea, dai Verdi al Pse, fino a En Marche di Macron.

Ed è un invito, questo, con cui Martina si mostra in perfetto accordo con Matteo Renzi nel tentativo, in chiave europea e non solo, di tenere unite le tante anime dei Dem. Se la grande alleanza lib-lab vedrà la luce, tuttavia, è ancora da vedere. Per ora sul tavolo dei socialisti ci sono due candidati alla successione di Juncker: allo slovacco Maros Sefcovic si è aggiunto, in queste ore, l’ex cancelliere austriaco Christian Kern.

Ma i leader del Pse glissano: “Parliamo di prospettive, prima che di nomi”, è il mantra che precede la riunione. In questo mosaico ancora tutto da comporre, è ancor più nebulosa la posizione del M5S, lontano dall’entusiasmo europeista del Ppe o del Pse ma, allo stesso tempo, più che mai convinto che avvicinarsi all’internazionale sovranista sarebbe un suicidio.

“Non ci alleeremo con Salvini”, assicurano infatti dal Movimento, rivendicando il loro europeismo 2.0. Ma il rischio, ben presente anche ai vertici pentastellati, è quello di restare senza alleati in Europa e indeboliti in una campagna elettorale che si preannuncia manichea. Con un’appendice: nel caso Macron decida di correre con una coalizione presieduta da En Marche, l’idea del M5S di allearsi al Parlamento Ue con il partito del presidente francese è tutt’altro che tramontata.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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