Papa Francesco, ancora successi per la sua diplomazia del dialogo

Bandiere della Cina salutano il passaggio di Papa Francesco.
Dopo l'accordo con la Cina si aprono le porte della Corea del Nord.

CITTA’ DEL VATICANO. – Se sul fronte interno degli abusi sessuali del clero il pontificato di Francesco patisce ancora i riflessi avvelenati delle coperture e delle omissioni del passato – quando la ‘tolleranza zero’ avviata dal suo predecessore Benedetto XVI era ancora di là a venire -, sul fronte ‘geo-politico’, e cosa ancor più importante nel confronto con realtà e culture differenti, la sua “diplomazia del dialogo” continua a mietere, uno dopo l’altro, successi senza precedenti.

Oggi come non mai, la “cultura dell’incontro” tanto promossa dal Pontefice argentino come spinta all’apertura verso l’altro, alla distensione e alla pace per il mondo, non si manifesta come valore astratto, bensì come condizione che produce accordi reali e prospettive finora forse neanche immaginate.

Dopo lo storico accordo che, alle spalle i tanti ‘stop-and-go’ del passato, è stato definitivamente chiuso e siglato sabato 22 settembre con la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi, che ora fa sì che tutti i presuli della Cina siano in comunione con Roma, e si superi così la dolorosa spaccatura tra Chiesa “ufficiale” fedele a Pechino e Chiesa “sotterranea” perseguitata dal governo, ora improvvisamente e inaspettatamente – ma non troppo – una nuova porta si apre persino con la Corea del Nord, altra Repubblica Popolare, ma finora ancor più chiusa, isolata, persino arroccata e in tensione ‘armata’ di stampo nucleare con l’Occidente e la limitrofa Sud Corea.

Ai ripetuti appelli di papa Francesco per la pacificazione della penisola coreana, alle sue esplicite benedizioni date ai recenti summit tra i presidenti delle due Coree, fa ora seguito il fatto che il leader nordcoreano, Kim Jong-un, ha invitato il Pontefice a visitare Pyongyang dicendosi pronto “ad accoglierlo ardentemente”. La presidenza sud-coreana lo ha reso noto in vista del viaggio in Europa del presidente Moon Jae-in che comprende la tappa in Italia e Vaticano (16-18 ottobre).

Il cattolico Moon consegnerà tale “messaggio” quando, giovedì 18, incontrerà papa Bergoglio, cui chiederà poi la benedizione e il supporto a favore di pace e stabilità della penisola coreana. Il giorno precedente, mercoledì 17, Moon parteciperà anche a una “messa per la pace” tra le due Coree che il cardinale segretario di Stato presiederà nella basilica di San Pietro.

La notizia dell’invito di Kim al Papa, segno che ‘messaggi’ di saluto e augurali fatti arrivare tramite l’episcopato coreano sono giunti a destinazione, ha fatto immediatamente il giro del mondo. E alla domanda se Francesco lo accoglierà, il portavoce vaticano Greg Burke ha oggi risposto: “Aspettiamo che prima arrivi”. Ma una possibilità che Bergoglio, primo Papa in assoluto, possa presto visitare la Corea del Nord oggi appare più che concreta.

Francesco, tra l’altro, ha detto recentemente che nel 2019 desidera visitare il Giappone: e quale miglior accoppiata di una tappa anche a Pyongyang? Ovviamente è presto parlare oggi di un possibile viaggio in Cina, con la quale comunque il dialogo continua e chissà se, in futuro, porterà anche al ripristino dei rapporti diplomatici interrotti quasi 70 anni fa.

Il calendario dei viaggi papali dell’anno prossimo, che si aprirà con Panama per la Gmg del 2019 (23-27 gennaio), potrebbe però arricchirsi. Il Papa dovrebbe anche visitare tre Paesi balcanici, e compiere un altro viaggio in Africa, toccando tra l’altro Madagascar e Mozambico, mentre resta ancora in piedi l’ipotesi Sud Sudan che l’anno scorso aveva dovuto rinviare.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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