Migranti, vescovo del Congo: “Partono perché la loro terra muore”

monsignor Bienvenu Manamika Bafouakouahou, cardinale in Congo
Monsignor Bienvenu Manamika Bafouakouahou

CITTA’ DEL VATICANO. – I migranti lasciano i Paesi dell’Africa e si avventurano nei viaggi della speranza verso l’Europa non solo per scappare dai disagi economici, dalla fame, o da guerre e persecuzioni, ma anche “perché la loro terra muore”. E su questo permane una grave “complicità” delle multinazionali.

Del tema di è parlato anche nel Sinodo sui giovani che si conclude questa settimana in Vaticano – “siamo alla stretta finale”, commenta il portavoce della Santa Sede Greg Burke, nel giorno in cui è stata presentata la bozza del documento finale da mettere al voto sabato – e in cui la questione delle migrazioni è stata tra le più discusse.

“Il tema è per noi centrale – dice nel corso di un briefing monsignor Bienvenu Manamika Bafouakouahou, vescovo di Dolisie (Repubblica del Congo) – e sono stato molto colpito dalla preoccupazione dei padri sinodali su questo punto. Quando si cercano le cause delle migrazioni, si dice soprattutto che questi giovani sono alla ricerca di un futuro migliore. D’accordo, questo è sicuramente vero, ma ci sono anche altre cause. e una è il sovvertimento del proprio ‘biotopo’, del proprio ambiente da parte dell’industria estrattiva”.

Secondo il presule del Congo-Brazzaville, i giovani sono letteralmente “espulsi dalla loro terra, e qui c’è una grave complicità delle multinazionali. Sono persone che non riescono più a respirare, il loro ambiente è diventato invivibile, e fuggono proprio per poter respirare”.

Mons. Bienvenu parla del legame tra ecologia ed economia, cruciale nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, e di come questo tema sia stato molto discusso al Sinodo. “Se muore la terra, muore anche l’uomo – sottolinea -: questo mi interessa molto e interessa il mio Paese. C’è la deforestazione, e nonostante gli accordi globali del Cop 21 la situazione non migliora affatto, anzi”. A proposito di deforestazione, il vescovo congolese usa anche un gioco di parole con la lingua francese: “si dice tanto Cop, Cop, Cop, ma da noi è solo ‘coupe, coupe, coupe’, taglia, taglia taglia…”.

Al briefing è presente anche il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, che domenica a Roma – nell’ambito della campagna di solidarietà “Share the journey” (condividiamo il cammino), sostenuta da papa Bergoglio -, ha guidato una marcia per le vie della città fianco a fianco con migranti e rifugiati “per contrastare la retorica dell’odio e della paura”.

“La spinta principale della nostra campagna – spiega – è sviluppare una cultura dell’incontro personale con i migranti e i rifugiati. La migrazione non è un concetto astratto: riguarda persone, che sono minacciate, sono in pericolo, vivono nelle guerre, e quando si spostano per salvarsi la vita trovano anche una paura nei loro confronti che impedisce di accoglierli”.

“Nei migranti e nei rifugiati dovremmo riconoscere noi stessi – aggiunge il porporato -. E se noi siamo di Paesi che contribuiscono alle cause della migrazione, dovremmo essere proprio noi la voce di quei giovani”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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