Internet sempre meno libero, si espande il modello Cina. Anche in Venezuela

La mappa di "Internet Freedom".
La mappa di "Internet Freedom".

ROMA. – Internet è sempre meno libero, c’è un peggioramento sul fronte dei diritti e delle libertà della rete con il modello Cina sempre più diffuso in altri Paesi. I governi stanno mettendo in atto una stretta con il pretesto di controllare il fenomeno delle fake news. E’ l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto dell’ong Freedom House. Evidenzia per l’ottavo anno consecutivo un aggravamento della situazione di buona parte dei 65 paesi valutati, pari a quasi il 90% della popolazione mondiale.

Al vertice della nazioni con il maggior numero di violazioni si trova la Cina con un punteggio di 88 su 100, seguita da Iran (85) e Siria (83). Nel 2018 il punteggio degli Stati Uniti cala per effetto degli interventi sulla neutralità della Rete e si attesta a 22. La valutazione per l’Italia è 25.

Freedoom House descrive la Cina come la principale responsabile della crescita dell’autoritarismo digitale, con il governo che ha addestrato i Paesi dei mercati emergenti. Risulta che in 36 nazioni su 65, funzionari cinesi hanno tenuto corsi ai rappresentati statali sui nuovi media e la gestione delle informazioni. Di recente è spuntata l’indiscrezione che pure Google, che aveva abbandonato la Cina nel 2010 perché limitava la libertà di parola, sarebbe pronta a riaccreditarsi in quel mercato con una versione epurata del suo motore di ricerca.

“Il tema chiaro in questo rapporto – spiega Mike Abramowitz, presidente di Freedom House – è che Internet viene sempre più utilizzato per distruggere le democrazie in contrasto con le dittature destabilizzanti. Propaganda e disinformazione stanno sempre più avvelenando la sfera digitale mentre autoritarismo e populisti usano la lotta contro le notizie false come pretesto per imprigionare giornalisti e voci critiche”.

Dalla relazione di Freedom House si evince che i governi di 18 nazioni hanno incrementato le attività di sorveglianza dal giugno 2017. Sette nazioni su 65 hanno adottato leggi che limitano la libertà di espressione dei media online; tra questi, 13 hanno incriminato i cittadini per la diffusione di notizie false. Infine, i governi di 32 nazioni hanno utilizzato commentatori a pagamento, bot e troll per cercare di manipolare i dibattiti online. WhatsApp ed altre applicazioni di messaggistica vengono sempre più utilizzati come strumento per condizionare l’opinione pubblica.

(di Titti Santamato/ANSA)

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