Bellunese piegato da pioggia e frane, paesi isolati

I danni causati del forte maltempo dei giorni scorsi nella zona di Alleghe e Caprile (Belluno). Bellunese
I danni causati del forte maltempo dei giorni scorsi nella zona di Alleghe e Caprile (Belluno), 01 novembre 2018. ANSA/DIEGO RIVA

VENEZIA. – E’ un duro ko quello inferto dal maltempo al bellunese. La montagna veneta è al tappeto, perché dopo le bufere di pioggia e vento sono arrivate le frane, a sgretolare il territorio. L’emergenza, che si sperava finita col super-maltempo di lunedì, è ripresa.

E’ tornata la pioggia, e si contano nuovi smottamenti. Una frana di terra e fango è finita sulla strada regionale 203, che collega Cencenighe ad Agordo, tagliando fuori i comuni a nord, Rocca Pietore (già prima isolata), Colle Santa Lucia, Selva di Cadore. E’ quasi un bollettino di guerra: paesi e micro frazioni dell’Agordino restano isolati dalle frane. I rubinetti sono a secco, perché gli acquedotti sono danneggiati, e dove l’acqua arriva non è potabile; per il ripristino nell’Agordino si stima una settimana di tempo.

I Comuni del bellunese chiedono aiuto, e molti amministratori lamentano – a loro dire – una sottovalutazione dell’allarme nei media nazionali. Eppure le foto che arrivano da Agordo, Rocca Pietore, Falcade, Cencenighe, Colle Santa Lucia, mostrano strade saltate in aria come carta, ponti divelti, case con le fondamenta in bilico nel vuoto. Poi ci sono i boschi di abeti, rasi al suolo, schiacciati dalla ‘pialla’ del vento, intere aree di foresta che impiegheranno decine d’anni a ricrescere.

Ci sono ancora black out elettrici – anche se la situazione è in miglioramento – cui si aggiunge la caduta delle linee dati; non funziona internet, e in molte località non si può mandare nemmeno una mail. La viabilità è disastrata; sono 27 le interruzioni stradali, dovute a smottamenti e allagamenti. Per far arrivare due gruppi elettrogeni a San Tomaso Agordino, l’Enel ha chiesto la collaborazione dell’Esercito, che da Belluno ha fatto alzare un elicottero Boeing CH-47 Chinook.

Nelle zone più colpite, sostanzialmente l’intera provincia bellunese – valle Agordina, Cadore, Comelico, Val Boite -, oltre all’Altopiano di Asiago, nel vicentino, sono al lavoro 250 vigili del fuoco, centinaia di uomini della Protezione civile e delle forze dell’ordine, migliaia di tecnici delle società che forniscono servizi elettrici e telefonici, per rimettere in piedi tralicci, portare gruppi elettronici. Secondo dati di Enel, nel pomeriggio restavano 12.500 utenze da rialimentare.

C’è timore inoltre per alcune gigantesche frane che la pioggia ha rimesso in moto, come quella del Tessina, in Alpago (4 milioni dimetri cubi), e della ‘Busa del Cristo’, a Perarolo. “Siamo in ginocchio” ha detto il governatore veneto, Luca Zaia, che continua i sopralluoghi sul territorio. “Abbiamo chiesto già domenica scorsa – spiega – l’intervento della Protezione Civile nazionale, quando ancora c’era una situazione di calma. Ho chiesto agli istituti di credito dei finanziamenti speciali e di sospendere le rate dei mutui. Ho chiesto al Governo di procrastinare tutto il procrastinabile”.

Il Viminale ha reso noto che dalla mezzanotte di domenica 4 novembre sarà attivo il numero di solidarietà 45500 per Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria. Domani tornerà a Belluno per fare il punto dell’emergenza il direttore della Protezione Civile, Angelo Borrelli.

(di Michele Galvan/ANSA)

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