Alta tensione Usa e Iran, Italia esentata dalle sanzioni

Una strada di Teheran, donne in burga passeggiano in strada. Iran.
Una strada di Teheran, donne in burga passeggiano in strada. Iran. (ANSA/EPA)

WASHINGTON. – La nuove sanzioni americane all’Iran sono scattate alla mezzanotte tra domenica e lunedì, di fatto alla vigilia delle elezioni di metà mandato in Usa. Ora la situazione è azzerata e si torna a prima dello storico accordo sul nucleare del luglio del 2015, quello che aveva congelato gran parte delle misure restrittive imposte dalla comunità internazionale al regime di Teheran.

Solo 8 Paesi sono stati esentati dall’amministrazione Trump e potranno temporaneamente continuare a importare petrolio dalla Repubblica islamica: tra questi l’Italia. Gli altri sono Cina, India, Grecia, Turchia, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. “E’ sicuramente una soluzione che non arriva a caso, frutto dell’eccellente stato dei rapporti tra Italia e Usa”, spiegano fonti di governo definendo l’esclusione dell’Italia dalle sanzioni una buona notizia per le imprese.

La tensione tra Washington e Teheran è alle stelle. “Siamo come in una guerra”, avverte il presidente iraniano Hassan Rohani. Una “guerra economica”, certo: ma in un’area così fragile come quella mediorientale non si sa mai come può andare a finire. “Non penso che nella storia americana ci sia mai stato qualcuno alla Casa Bianca che abbia violato a tal punto il diritto e le convenzioni internazionali”, denuncia Rohani, che minaccia di spezzare la sorta di embargo voluto dall’attuale amministrazione Usa: “Aggireremo queste sanzioni illegali e ingiuste” e l’Iran “venderà il suo petrolio” nonostante il tentativo degli Usa di ridurne l’esportazione a zero, promette il leader iraniano.

Intanto il governatore della Banca centrale iraniana, Abdolnasser Hemmati, conferma che Teheran ha avuto “colloqui con i propri partner commerciali e ha adottato misure che consentano di continuare le transazioni con loro”. E se dalla sua parte Rohani trova Ankara, dall’altra Trump incassa il pieno sostegno di Israele. A rendere però il quadro più preoccupante la decisione di Teheran di mobilitare le forze aeree dell’esercito iraniano e della Guardia rivoluzionaria per una maxi esercitazione militare congiunta di due giorni in una vasta area, di 500 mila chilometri quadrati, nel Paese.

Nel dettaglio le sanzioni entrate in vigore colpiscono al cuore l’economia iraniana: energia, porti, trasporti marittimi, cantieristica, le principali istituzioni finanziarie. Le vendite di petrolio e gas rappresentano l’80% delle entrate statali e le esportazioni di greggio il 12% del Pil dell’Iran. Mentre nella lista nera entrano ben 50 banche iraniane, ma anche compagnie aeree e compagnie marittime.

Nell’annunciare le esenzioni dell’Italia e di altri sette Paesi, il segretario di Stato Mike Pompeo e il segretario al Tesoro Steve Mnuchin hanno confermato che chiunque commercerà petrolio con l’Iran o farà affari con le sue banche sarà a sua volta oggetto di sanzioni Usa: le società straniere coinvolte potranno essere multate ma anche escluse dal sistema finanziario Usa. Un enorme deterrente quest’ultimo, visto che le società che operano su scala globale hanno la necessità di svolgere le proprie transazioni in dollari.

Ora in Iran si temono le proteste di piazza, nonostante le rassicurazioni di Rohani e del suo governo tese a tranquillizzare la popolazione e a minimizzare l’impatto delle sanzioni americane su un’economia iraniana in grande crisi, con il rial ai minimi di sempre sul dollaro. Mentre le precedenti sanzioni hanno già avuto un impatto: cifre alla mano, la produzione di petrolio è crollata dai 3,8 milioni di barili del maggio scorso ai 3,3 milioni dei primi di ottobre, per una perdita per le casse della Repubblica islamica di circa un miliardo di dollari al mese.

“L’Iran – assicura però Hemmati – aveva previsto le mosse americane e ha adottato le necessarie misure, compreso un aumento delle riserve di valute straniere”. Il governatore aggiunge quindi che, in previsione di un bando del sistema bancario del Paese dal sistema Swift, l’Iran ha considerato misure sostitutive per continuare le interazioni bancarie con i propri partner.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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