Italia e Ue: conto alla rovescia per la resa dei conti il 21 novembre

Un orologio tra due bandiere, quella Italiana e quella Europea. Manovra
Si avvicina l'ora della resa dei conti con l'Ue. (FOTO ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

BRUXELLES. – La manovra rivista, ma senza modificare i target, non cambia il percorso già segnato da settimane di un Governo in rotta di collisione con l’Europa. Non si arresta quindi il conto alla rovescia che porterà alla resa dei conti mercoledì 21, quando la Commissione Ue pubblicherà la nuova opinione assieme al rapporto sul debito, certificando una deviazione ancora troppo ampia per essere accettata.

Una volta che il rapporto sarà pubblico, la palla non sarà più né nelle mani della Commissione né in quelle dell’Italia, ma passerà all’Eurogruppo, dove è sempre più forte il pressing dei Paesi che chiedono il rispetto delle regole e una lezione per chi le ignora apertamente.

La Commissione fa sapere che sarà il rigido calendario del Patto di stabilità a scandire le prossime tappe della partita Italia-Ue. Non ci sarà quindi nessuna accelerazione, perché da mercoledì prossimo i tempi saranno rigorosamente dettati dalle regole del ‘Vademecum del Patto di Stabilità’, ovvero la Bibbia della sorveglianza europea dei conti.

Prima di mercoledì, però, c’è un appuntamento importante a cui guardano gli ottimisti: lunedì un Eurogruppo straordinario dedicato alla riforma dell’Esm potrebbe mettere nuova pressione sul ministro Tria, per spingerlo a fare concessioni che consentano di evitare lo scenario peggiore secondo la Ue, ovvero l’avvio di una procedura.

Le sanzioni non sono certamente lo sviluppo che la Commissione auspica, temendo anche di consegnare nelle mani del Governo un’arma perfetta per lanciare una campagna elettorale anti-Ue. Ma ormai, con l’avvicinarsi delle europee, Bruxelles è sempre meno autonoma e sta perdendo il potere di convincimento che aveva sugli Stati membri.

Con la legislatura che volge al termine non ha più argomentazioni da far valere con i Governi, o scambi da proporre. Tutto è quindi nelle mani degli Stati che non vogliono consentire al Governo gialloverde di ignorare le regole comuni passandola liscia. E non sono solo i falchi storici come Austria e Olanda a spingere per la procedura, ma anche gli altri meno paladini delle regole: Spagna, Portogallo, Grecia, tutti passati per un programma di aiuti che li ha costretti a rispettare i dictat europei.

E anche quando li hanno ignorati sono poi scesi sempre a compromessi con Bruxelles, sanando il conflitto ed evitando procedure sanzionatorie. Ma è una direzione che, per ora, il Governo italiano non sembra aver preso.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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