Ira di Trump col Messico, decine di arresti al confine

Migranti sulla frontiera Messico-Usa cercano di sfondare il muro.
Migranti sulla frontiera Messico-Usa cercano di sfondare il muro. EPA/David Guzmán

WASHINGTON. – Donald Trump non arretra di un millimetro sui migranti, soprattutto dopo i tafferugli al confine col Messico che hanno portato ad almeno 47 arresti sul suolo americano. L’ira del presidente Usa è contro il Paese confinante che ha smentito l’esistenza di un accordo con Washington sulle richieste di asilo. Quell’intesa sbandierata dal tycoon secondo cui tutti gli immigrati centroamericani della carovana avrebbero aspettato in Messico l’esito della loro domanda.

“Rispediteli a casa loro”, è il monito di Trump al presidente eletto Andres Manuel Lopez Obrador, che si trova così nel mezzo della sua prima crisi, sia nei rapporti con gli Usa sia per la situazione umanitaria sempre più grave con migliaia di famiglie accampate lungo la frontiera con gli Stati Uniti.

“Dovrebbero rimpatriare nei loro Paesi quei migranti che sventolano le bandiere – scrive su Twitter il tycoon – molti dei quali sono spietati criminali. Lo facciano con gli aerei, con i bus o come vogliono, ma quelle persone non entreranno mai negli Stati Uniti”, aggiunge, tornando a minacciare la chiusura totale e permanente dei confini, una mossa che sarebbe senza precedenti.

La tensione è altissima, anche perché il rischio di nuovi scontri è reale e il lancio di lacrimogeni da parte degli agenti federali Usa che vigilano sul confine ha esasperato ulteriormente gli animi. L’incidente è dietro l’angolo, con alcuni immigrati che potrebbero tentare nuovamente di attraversare illegalmente la frontiera a Tijuana, per entrare in California, ma anche in Arizona o in Texas, man mano che i vari rami della carovana partita da El Salvador e dall’Honduras arrivano a destinazione.

Una situazione critica, dunque, che però potrebbe far gioco a Trump che, assediato da mille problemi, potrebbe continuare a tenere alta l’attenzione su un tema a lui congeniale. Non a caso il presidente americano è tornato con forza a chiedere al Congresso i finanziamenti per il muro nell’ambito della battaglia parlamentare per evitare la paralisi del governo federale.

Intanto la preoccupazione per un’eventuale chiusura prolungata del confine col Messico è alta per i danni anche economici che comporterebbe, a partire dallo stop agli scambi commerciali. Non ci sono molti precedenti, se non quello del 1985, quando la frontiera vicino alla città californiana di San Diego fu sigillata dopo il rapimento di un agente federale Usa dell’antidroga. Nel 2001, invece, George W.Bush chiuse il confine sud degli Usa dopo gli attentati dell’11 settembre.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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