M5S e Lega avvicinano il Colle, ma si aprono nuovi fronti

Il ministro degli Interni Matteo Salvini (e il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. M5S e Lega
Il ministro degli Interni Matteo Salvini (e il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Giuseppe Conte, Giovanni Tria Enzo Moavero ma, soprattutto, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I protagonisti della manovra giallo-verde, nelle concitate ore che hanno preceduto la cena tra Conte e il presidente della commissione Ue Juncker, sono saliti tutti al Colle più alto, separatamente. E se per il premier e il titolare del Mef il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe apparire quasi di routine, molto meno scontata è la salita al Quirinale dei dei due vicepremier.

Una salita che, soprattutto per il leader M5S, è servita a riannodare i fili con il capo dello Stato in vista di un inverno non privo di nuovi fronti, a cominciare dal Global Compact, sostenuto dal titolare della Farnesina e, nel corso dell’assemblea Generale Onu, dallo stesso Conte ma bocciato, nettamente, da Salvini. Con il rischio di aprire un nuovo fronte con l’Ue e forse con lo stesso Colle.

La cronaca della settimana scorsa racconta che, dopo il “caso” dell’emendamento sul peculato al ddl anticorruzione e diversi, altri, moti di tensione, tra i due vicepremier sia scesa una certa calma. Fonti della Lega non addebitano il cambio di clima ad una moral suasion del Colle: dopo il passo falso sull’anticorruzione, spiegano, sia Salvini che Di Maio hanno capito che era il momento di fare un richiamo alla calma. Eppure, fonti della maggioranza ricordano come, in caso di crisi, Mattarella farà di tutto pur di non andare a nuove elezioni, in un momento peraltro delicatissimo nei rapporti dell’Italia con Ue e mercati.

E’ proprio la battaglia europea, in fondo, ad aver spinto Di Maio e Salvini a ricercare compattezza. Una battaglia che i due vicepremier lasciano volutamente condurre alle “colombe” del governo, Conte e Tria, ma che ha avuto, la settimana scorsa, anche la silenziosa regia del Colle. Mattarella ha infatti ammonito i suoi interlocutori ad ammorbidire la linea con Bruxelles e a trovare il dialogo nell’unico interesse dell’Italia e della sua economia.

La ritrovata compattezza ha avuto una sua cartina di tornasole nel voto di fiducia in Aula sul dl sicurezza. Un testo che, la deputata M5S Federica Dieni, ha annunciato di votare “convintamente” nonostante, sottotraccia, in diversi, nel Movimento, abbiano detto sì solo in ossequio al patto di governo. Eppure, le trappole per nuove tensioni sono dietro l’angolo e non riguardano solo la manovra dove Salvini resta più possibilista e Di Maio invece fermo nella difesa del reddito di cittadinanza.

Il 10-11 dicembre, a Marrakech, i Paesi membri dell’Onu sono chiamati a sottoscrivere il Global Compact sui migranti. Ma ecco che, uniformandosi alla posizioni di Fdi, arriva la netta bocciatura di Salvini. Decisione che, al momento, mette il M5S in un certo imbarazzo e va contro l’ala più moderata e europeista del governo. Il “nodo” della autonomie e la legittima difesa – che la Lega vuol portare in Aula a gennaio – sono altri due temi destinati a creare nuove tensioni. Con l’incognita del ritorno di Alessandro Di Battista che, pur giurando fedeltà al “fratello” Di Maio, non manca di pungolare l’alleato di governo: “per certa stampa sembra Adenauer…”.

(di Michele Esposito/ANSA)

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