Dall’Fmi alla Fed, tutti preoccupati per l’Italia

Andamento del Pil su schermo gigante. Fmi
Alla vigilia del G20 timori per i conti e per braccio di ferro con Ue.

WASHINGTON. – Dal Fondo monetario alla Federal Reserve, cresce la preoccupazione per l’Italia, vista come un “fattore di rischio” al pari della Brexit o della guerra dei dazi tra Usa e Cina. A due giorni dal vertice argentino del G20 il nostro Paese torna dunque prepotentemente sotto la lente delle principali istituzioni finanziarie e si riscopre nel ruolo di ‘osservato speciale’. Perché il suo destino non può non pesare sull’economia globale e sul sistema finanziario internazionale.

L’andamento dello spread, il braccio di ferro con Bruxelles, i timori per la crescita sono al centro delle analisi e dei rapporti di mezzo mondo. L’Fmi avverte il G20 che “molte economie avanzate stanno prevedendo un risanamento di bilancio, ma in alcuni casi sono necessari sforzi più ambiziosi. E questo – si sottolinea – è fondamentale per l’Italia, dove il debito è già alto e la crescita sopra il potenziale”.

“Per molte economie ora è il momento per un significativo risanamento di bilancio. E – si aggiunge – con la crescita ancora alta in diverse economie, la finestra di opportunità per ridurre il debito pubblico è ancora aperta”. Ma bisogna fare in fretta, sottolineano gli esperti del Fondo, perchè il Pil sta frenando, e più del previsto nell’area dell’euro, “soprattutto – si spiega – in Italia e in Germania”.

Senza contare, conclude il rapporto del Fondo – che “gli spread sono aumentati in alcuni paesi come l’Italia dove i timori per l’elevato debito pubblico e gli slittamenti nelle politiche potrebbero innescare ulteriori reazioni negative del mercato”.

Ma ad esprimere timori è anche il presidente della Fed, Jerome Powell, che parlando all’Economic Club of New York ha messo lo scontro tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica tra “le fonti di rischio che possono innescare situazioni di stress in qualsiasi momento”, al pari delle incertezze legate ai negoziati sulla Brexit e ai colloqui Washington-Pechino sul commercio. Stress che inevitabilmente avrebbero un impatto anche sull’economia europea e su quella Usa.

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