Parigi sfonderà il 3%, dieci miliardi per placare la crisi

La protesta dei gilet gialli in Francia. Macron
Il movimento dei "gilet gialli", nato in seguito ad una protesta contro il rincaro della benzina, potrebbe aver assunto altre forme più profonde e complesse. FOTO ANSA

PARIGI. – Andare avanti con la mobilitazione oppure rientrare tutti a casa? All’indomani delle misure da 10 miliardi di euro annunciate da Emmanuel Macron per disinnescare la crisi dei gilet gialli la Francia si spacca come una mela sull’opportunità o meno di proseguire le proteste. Jacline Mouraud, portavoce delle cosiddette casacche gialle ‘libere’, l’ala moderata del movimento che condannò le violenze e aprì al dialogo col governo, invoca il ritiro dei blocchi stradali.

“E’ tempo di uscire da questa crisi”, perché “non possiamo passare il resto della nostra vita sulle rotatorie”, ha affermato, accodandosi ai ripetuti allarmi sul “crollo dell’economia e i negozianti pronti a chiudere”. Insomma, ha avvertito, serve una “tregua” perché “non possiamo renderci responsabili di una moltitudine di fallimenti”. Però i blocchi sono continuati in diversi dipartimenti mentre si teme che i puri e duri vogliano tornare a Parigi per un ‘Quinto atto’ nel cruciale sabato prima di Natale.

Secondo un sondaggio OpinionWay per Lci, il 54% dei francesi auspica che la mobilitazione si fermi qui. Ma è il 64% a continuare a sostenere il movimento di cittadini nato circa un mese fa dal tam tam sui social. Secondo un altro studio realizzato dall’Istituto Odoxa per France Info e Le Figaro, il 54% spera invece che la mobilitazione continui, un dato comunque in calo di 12 punti rispetto a fine novembre.

Quanto alle misure annunciate da Macron, la maggioranza le ritiene “soddisfacenti” ma non “sufficienti”. Il suo intervento di 13 minuti, che ha realizzato ascolti record – oltre 23 milioni le persone incollate allo schermo, più della finale del Mondiale di calcio – viene considerato “chiaro” dal 58% degli intervistati. Identica percentuale tra chi considera che il presidente abbia “riconosciuto i propri errori”, “misurando la gravità della situazione” (54%).

Intanto, mentre i partiti della gauche (Partito socialista, France Insoumise e comunisti) hanno depositato una mozione di censura (sfiducia) contro il governo, con scarsissime chance che venga adottata visto i numeri in parlamento, il premier Edouard Philippe ha riconosciuto che l’operazione di riconquista da 10 miliardi avrà un sicuro “impatto” sui conti pubblici nel 2019. Secondo le stime, il deficit transalpino potrebbe schizzare dal 2,8% al 3,5% del Pil nel 2019. Un inverosimile paradosso per il presidente europeista fondatore di En Marche sinora ‘ragazzo modello’ di Bruxelles.

Oltre ai cento euro in più sul salario minimo, la detassazione delle ore supplementari e lo stop ad un contributo fiscale per circa il 70% dei pensionati, Macron è riuscito ad ottenere il congelamento delle spese bancarie per il 2019.

Intanto è proseguita anche la protesta degli studenti contro la riforma dell’Istruzione, con 170 scuole bloccate o parzialmente bloccate. Secondo Bfm-Tv, l’Ispettorato della polizia (Igpn) ha aperto una ventina di fascicoli per presunte violenze perpetrate dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni delle ultime settimane. E dopo le devastazioni di sabato primo dicembre, domani verrà riaperto al pubblico l’Arco di Trionfo.

(di Paolo Levi/ANSA)

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