Alta tensione M5s e Lega, summit notturno da reddito a Tav

Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini
Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini

ROMA. – E’ Matteo Salvini, furioso, a invocare un “chiarimento”. E un vertice, in programma a notte fonda: così, lamentano dalla Lega, il governo rischia di non durare ancora a lungo. Il ministro dell’Interno è stato scavalcato da Giuseppe Conte – in asse con Luigi Di Maio – e dal suo impegno ad accogliere una parte dei migranti sbarcati a Malta dopo 19 giorni in balia delle onde. E ora è determinato a farlo pesare agli alleati.

Lo ha fatto capire mettendo anche in discussione il reddito di cittadinanza, misura tanto vitale per il M5s quanto indigesta ai leghisti: il decreto era pronto e ora invece rischia di slittare. Così come torna al centro di un braccio di ferro durissimo la Tav: fermare l’opera ha costi troppo elevati, avvertono i leghisti, e il prezzo che si rischia di pagare con la Francia è lo stop all’operazione Fincantieri-Stx.

Conte resta in silenzio, per tutto il giorno. Non una parola o un dettaglio filtra da Palazzo Chigi sull’intesa siglata in Ue sui migranti. Agli atti resta la convinzione del presidente del Consiglio di riuscire – a tu per tu – a ricucire. E’ pronto ad assumersi tutta la responsabilità politica del soccorso umanitario alle famiglie con bambini: se Salvini non firma l’autorizzazione a farli arrivare in Italia, è pronto a farlo lui. Il vicepremier, notano dal M5s, potrà comunque vantare, in campagna elettorale, di non aver tradito la sua fermezza.

Ma c’è ora il timore, tra i pentastellati, che al tavolo del vertice l’irritazione di Salvini sui migranti diventi la leva per scardinare il reddito di cittadinanza e magari pure frenare la nomina di Marcello Minenna alla Consob su cui Di Maio vorrebbe chiudere. Fino all’ultimo, il M5s prova a tenere i dossier separati.

Alla Lega, che al tavolo del ‘decretone’ su reddito e pensioni chiede un intervento per alzare le pensioni di invalidità e rendere più vantaggioso il reddito alle famiglie numerose, gli uomini di Di Maio replicano che il meccanismo già prevede per i disabili “sotto la soglia di povertà” l’aumento delle pensioni. Un passo in più, aggiungono, si farà grazie al “tesoretto” ricavato dalle limitazioni del reddito agli stranieri.

Ma la trattativa tra i sottosegretari di M5s e Lega prosegue per tutto il pomeriggio a Palazzo Chigi. Le risorse sono scarse e rimettere mano a un aspetto del decreto si ripercuote a cascata sugli altri. E anche se nel vertice notturno dovesse arrivare il via libera politico, è difficile che il testo arrivi in Cdm giovedì pomeriggio, come programmato: più probabile che slitti a venerdì (o alla prossima settimana). La leva pentastellata nel braccio di ferro con la Lega è poter incidere sulla legittima difesa in Parlamento e aver inserito “quota 100” sulle pensioni nel decreto sul reddito: se la Lega blocca, si ferma tutto.

Ma su Salvini pesano dubbi e resistenze della ‘base’ del Nord e del fronte guidato dai tre governatori leghisti di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che scendono in campo per incitare il loro leader a non mollare, a partire dai migranti. E’ lo stesso fronte che preme per non archiviare la Tav e non rischiare una ‘ritorsione’ francese su Fincantieri: la battaglia tra alleati sul dossier si annuncia durissima.

Salvini assicura che il governo non cadrà. Ma è in un’atmosfera gelida, da pre-crisi, che in nottata Conte, Di Maio e Salvini si siedono al tavolo di Palazzo Chigi. Salvini ne fa una questione di metodo: niente più strappi, solo decisioni condivise, nel solco del contratto di governo. Basta anche con iniziative come la proposta di legge M5s sulla legalizzazione della cannabis: “Non è condivisa e sembra una provocazione”, si infuria il ministro Lorenzo Fontana.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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