Conte minimizza: “Rinvio decretone per fare cose per bene”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte agli Stati Generali Consulenti del Lavoro
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte agli Stati Generali Consulenti del Lavoro, Roma, 11 gennaio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Reddito di cittadinanza e quota 100 sono il “manifesto politico” del governo, che punta a mettere in campo “la più decisa e coraggiosa politica attiva” per il lavoro degli ultimi anni.

A scendere in campo in difesa del provvedimento di bandiera dell’esecutivo gialloverde è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che minimizza sul rinvio dell’approvazione del decretone. Non problemi politici ma l’esigenza di “fare le cose per bene” e di studiare nel dettaglio norme assai “complesse” hanno portato allo slittamento alla prossima settimana del via libera, spiega Conte, garantendo che si promuoveranno occupazione e ricambio generazionale, tanto che l’Eni “mi dice che nel 2019 per un lavoratore che andrà in pensione con questa riforma ne verranno occupati 2-3”.

E con il reddito di cittadinanza, assicurano dal Movimento 5 Stelle, non ci sarà alcun boom di lavoro nero, anche perché chi cerca di barare rischia fino a 6 anni di carcere. Il Consiglio dei ministri chiamato a varare il provvedimento sarà convocato probabilmente giovedì prossimo, al rientro del premier dal viaggio in Niger e Ciad e del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dalla visita a Mosca.

Nel frattempo un punto con la Ragioneria dovrebbe essere fatto già lunedì prossimo. Al momento non sarebbe ancora completata la relazione tecnica che deve accompagnare il decreto, con la quantificazione puntuale delle misure e delle platee interessate. Per questo ancora non ci sarebbe la ‘bollinatura’ che consentirà di dare il via al nuovo sostegno contro la povertà e alle nuove regole per la pensione anticipata. Con il decretone, peraltro, potrebbe arrivare il più volte annunciato intervento per ‘normalizzare’ le pensioni dei sindacalisti, vero e proprio ‘pallino’ del leader M5S Luigi Di Maio. Ed è proprio il vicepremier a rilanciare il tema, assicurando che la norma arriverà in questo provvedimento, dopo non aver trovato spazio in manovra insieme al taglio delle pensioni d’oro, come previsto inizialmente. Il lavoro tecnico, insomma, prosegue: se sembra in via di soluzione la questione del trattamento di fine rapporto per gli statali (con almeno una quota di interessi a carico dello Stato per chi chiede l’anticipo alle banche) resta ancora da trovare la quadra sulla questione sollevata dalla Lega dei meccanismi da applicare al reddito di cittadinanza per favorire chi riceve una pensione di invalidità, le famiglie con disabili e le famiglie numerose. Le richieste del ministero guidato da Lorenzo Fontana sarebbero state trasmesse, ma l’esito ancora non è scontato. E si sta ancora definendo la riforma per Inps e Inail, con il ritorno dei Cda che dovrebbero avere almeno un componente proveniente dalla pubblica amministrazione. Di certo, sottolinea sempre Di Maio, finirà “l’era dell’uomo solo al comando”. Per il comparto scuola, intanto sarebbe stata trovata la soluzione per consentire le uscite ad avvio anno scolastico anche a settembre 2019, prevedendo, come si legge nelle ultime bozze, che insegnati e docenti universitari possano presentare la domanda “in sede di prima applicazione” fino al 28 febbraio. Ma i ritardi nell’approvazione del decretone, denuncia la Cgil, pronta alla mobilitazione, rischiano comunque di “penalizzare” i ‘lavoratori della conoscenza’ che “a causa della tempistica ristretta e delle specifiche esigenze del calendario scolastico, non potranno occupare i posti lasciati liberi dal personale docente e ATA beneficiario della Quota 100”.(ANSA).
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