Titolo omofobo, bufera sull’apertura di Libero

La prima pagina del giornale "Libero" con il titolo incriminato.
La prima pagina del giornale "Libero" del 23 gennaio 2019. ANSA/LIBERO

ROMA. – “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”, con l’occhiello “C’è poco da stare allegri”. E’ il titolo di apertura di Libero, che ha provocato una valanga di proteste. A partire da quelle del sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, che minaccia il blocco dei fondi pubblici al quotidiano, fino a quelle dell’Ordine dei giornalisti, che ha avviato una procedura disciplinare, passando dalle critiche di esponenti non solo di M5S, ma anche del Pd e di LeU. Dal quotidiano respingono le accuse, sottolineando che si tratta semplicemente della fotografia di due diversi fenomeni.

“Provo disgusto per il titolo del giornale Libero. Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti contro, poi oggi anche omofobi”, afferma Crimi, facendo sapere che avvierà una procedura interna “per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti ad un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia”.

Una posizione condivisa da tutti i Cinque Stelle. “Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? – chiede il vicepremier Luigi Di Maio -. Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni”.

L’Ordine dei giornalisti, esprimendo sdegno per il titolo, ha segnalato al Consiglio di Disciplina competente il direttore del quotidiano Pietro Senaldi. “La giusta condanna di ogni forma di discriminazione e del linguaggio offensivo delle diversità – sottolineano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente della Fnsi – non può giustificare in alcun modo la rivendicazione del ministro e del sottosegretario di cancellare qualsiasi forma di sostegno all’editoria”.

“Il titolo di Libero – attacca Arcigay – ammicca a un rapporto di causalità assolutamente strampalato (saranno i gay a far calare il Pil? O le crisi economiche rendono le persone omosessuali? O i gay speculano sulle crisi economiche?) e istiga all’odio, perché qualsiasi lettura si dia di quel titolo, il sapore che resta è sempre amaro”.

Accuse respinte al mittente dai vertici del quotidiano. “Abbiamo semplicemente fatto una fotografia dell’Italia – afferma il direttore editoriale del quotidiano Vittorio Feltri -: che calino il fatturato e il pil è un dato di fatto e che aumentino i gay pure. Tra la prima e la seconda frase c’è un avversativo. Sono critiche ridicole. Non c’è una riga contro i gay sul mio giornale”.

“Nessuno ha commesso reati – sottolinea Filippo Facci, autore dell’articolo – i fatti restano che alcuni governanti dei Cinque Stelle vogliono chiudere un giornale che non è mai stato tenero con loro. Tutti difesero Charlie Hebdo e la libertà di espressione, senza bisogno di condividerne i contenuti: in Italia questo non vale”.

(di Michele Cassano/ANSA)

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