Venezuela, Ministro Borrell: “Spagna chiede elezioni trasparenti in tempi brevi”

Josep Borrell, ministro degli Affari Esteri della Spagna

MADRID – Se in tempi ragionevolmente brevi il presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, non indice elezioni democratiche e trasparenti per permettere a tutti i venezuelani di eleggere liberamente il capo dello Stato, la Spagna riconoscerà il presidente “ad interim”, Juan Guaidó, e considererà responsabile il Parlamento di organizzare le elezioni. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Josep Borrell, durante la tradizionale conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri.

La portavoce del Governo, e ministro di Educazione e Formazione Professionale, Isabel Celaá Diéguez, a inizio di conferenza stampa, ha ribadito la legittimità del Parlamento venezuelano e insistito che l’unica soluzione possibile al conflitto politico sono nuove elezioni, libere e trasparenti. Quindi, prima di passare la parola al ministro degli Esteri, ha condannato la violenza e si è detta rattristata dalla morte di venezuelani avvenuta negli ultimi giorni.

Il ministro degli Esteri, dal canto suo, ha deplorato che in Spagna, la “questione venezuelana” si sia trasformata in un tema di politica interna. Il riferimento, è chiaro; è agli interventi di Pablo Casado, presidente del “Partido Popular”, e di Albert Rivera, presidente di “Ciudadanos”, che hanno chiesto con veemenza una maggiore incisività del governo e il riconoscimento immediato di Juan Guaidó, come presidente “ad interim” del Paese.

Il ministro ha assicurato che la Spagna, nel caso venezuelano, interpreta un ruolo di primo piano ed è sua la leadership in seno all’Unione Europea. Il Paese, ha sottolineato Borrel, ha proposto “l’idea di creare un gruppo di contatto tra le parti”.

I ministri, Borrell e Celaà, hanno confermato gli incontri sostenuti a Davos dal presidente del Governo, Pedro Sánchez, con capi di Stato latinoamericani e i colloqui avvenuti con Angela Merkel, Emmanuel Macron e altri leader europei per fissare una linea unitaria di azione.

Un punto sul quale pare che non ci siano dubbi in seno all’Unione Europea, è la necessità di elezioni libere e democratiche in tempi brevi perché si ritiene che le votazioni di maggio, con le quali è stato eletto il presidente Maduro per un secondo periodo, non siano state trasparenti.

– Se si dovesse costatare – ha ripetuto il ministro Borrell – che in seno al governo non c’è alcuna volontà di indire elezioni, allora si studieranno altri provvedimenti. Non si scarta la possibilità di riconoscere Juan Guaidó come presidente “ad interim” per permettere al Parlamento di organizzare elezioni.

La “Voce” intervenendo alla conferenza stampa, faceva notare al ministro Borrell che il Parlamento, esautorato dall’Alta Corte, non avrebbe gli strumenti per organizzare elezioni che richiedono un grosso impegno e organizzazione. Come potrebbe, se tutti i poteri sono esercitati dal presidente Maduro con il sostegno delle Forze Armate?

– E’ un quesito legittimo, un appello alla realtà – ha detto il ministro -. Il Parlamento avrebbe il riconoscimento della comunità internazionale per lavorare in quella direzione. Però, nessuno potrebbe consegnargli, come per magia, gli strumenti per esercitare il potere politico e quello amministrativo. Il riconoscimento del presidente “ad interim”, per convocare a elezioni – ha precisato il capo della diplomazia spagnola -, non cambia la realtà.  Fissa la posizione di chi aderisce a tale dichiarazione di principio. Dà origine ad un processo politico.  Ciò che vogliamo evitare ad ogni costo – ha proseguito – sono soluzioni violente perché potrebbero creare squilibri nella regione. Un riconoscimento politico ha valore, ma non  ha effetti magici. Quello che non faremo – ha assicurato per concludere– sono twitts chiedendo all’esercito venezuelano il rovesciamento violento del regime, come ha già fatto qualcuno.

M.B. (Redazione Madrid)

 

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