Siria, strage di donne e bambini in fuga dall’Isis

Siria: un soldato americano porta in salvo un bambino in braccio. Siria, Isis
Siria: un soldato americano porta in salvo un bambino in braccio.

BEIRUT. – Donne e bambini massacrati dal ‘fuoco amico’ mentre fuggivano di notte dalla morsa dello ‘Stato islamico’ in Siria mentre era in corso una nuova offensiva delle forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti: è la nuova immagine straziante che giunge dalla Siria orientale, dove poche centinaia di irriducibili dell’Isis resistono tra l’Eufrate e il confine iracheno.

Proprio nell’est, dove le forze curde combattono l’Isis e arginano l’espansione governativa, russa e iraniana, nove civili – sei bambini e tre donne, probabilmente le loro madri – sono stati uccisi da colpi di mortaio e raffiche di fucili automatici esplosi, secondo fonti locali, dalle stesse forze curde, che assediano circa 500 miliziani dello Stato islamico.

Il Paese è spaccato in due: nell’ovest, le forze governative sono ormai tornate padrone del territorio grazie al sostegno russo e iraniano. Ma manca da risolvere la questione di Idlib, la regione nord-occidentale in mano alla Turchia e all’ala siriana di al Qaida.

La Turchia controlla anche una fascia di territorio a nord di Aleppo. Il prossimo 14 febbraio, ci sarà a Sochi, sul Mar Nero, un altro vertice tra Russia, Turchia e Iran per parlare tra l’altro di questi temi. E si discuterà di quel che avverrà all’est del Paese. Qui la Coalizione anti-Isis a guida Usa perderà proprio i duemila soldati Usa, che si ritireranno – come annunciato dal presidente Donald Trump – entro aprile prossimo.

Intanto Washington ha accelerato i contatti con gli alleati mediorientali ed europei per fare il punto sul dopo-ritiro Usa dalla Siria. Intanto echeggiano ancora in Medio Oriente le parole di Papa Francesco, giunto ad Abu Dhabi, sulla tragedia yemenita.

Le due guerre intestine in Siria e in Yemen hanno assunto negli anni una forte dimensione internazionale. E sono milioni le vittime civili di questi due conflitti. In Yemen si combatte tra gli insorti Houthi, considerati vicini all’Iran, e le forze lealiste sostenute da Arabia Saudita ed Emirati.

Da quando a dicembre scorso l’Onu è riuscita a metter le parti attorno allo stesso tavolo negoziale in Svezia, i passi verso la pace ci sono stati, anche se timidi. Entro stasera è attesa la risposta dei belligeranti all’Onu per un accordo sul disimpegno delle truppe e delle milizie dal porto di Hudayda, sul Mar Rosso, conteso tra Houthi e lealisti. Nel porto transita circa l’80% di aiuti umanitari internazionali, ma l’assedio lealista alla città, in mano agli insorti, ha di fatto bloccato l’accesso delle agenzie dell’Onu alle regioni più colpite dal conflitto.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)

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