BRUXELLES. – L’Eurozona rallenta, ormai è un dato acquisito, e giovedì anche la Commissione europea, dopo Bankitalia e Fondo monetario internazionale, ne prenderà atto. E non è un quadro rassicurante quello che dipingeranno le nuove previsioni economiche per l’anno che è appena iniziato: la Germania frena, con ripercussioni su tutti gli altri Italia inclusa, e l’inflazione torna a scendere.
Un campanello d’allarme anche per i conti pubblici, nonostante giovedì saranno pubblicati soltanto i dati su Pil e inflazione. Per un nuovo esame Ue della situazione delle finanze pubbliche bisognerà aspettare fine maggio, dopo le elezioni europee.
Intanto il ministro dell’economia Giovanni Tria lancia un nuovo monito sull’Europa e l’euro: sono “due preziose storie di successo da preservare” ma devono essere riformate “per correggere gli squilibri interni accumulati e le rigidità regolamentari che potrebbero metterne a rischio la tenuta futura”.
Nelle sue ultime stime di novembre, Bruxelles vedeva per la zona euro, nel 2019, una crescita che pur scendendo rispetto al 2018 (2,1%) si fermava comunque all’1,9%. Stessa stima del Fondo monetario che però, dieci giorni fa, l’ha ridimensionata a 1,6%. Nell’Eurozona pesano, spiegava il Fondo, la frenata del Pil italiano e tedesco e quella della Francia.
Anche l’Ocse aveva annunciato qualche giorno fa una revisione in arrivo delle sue stime e con tutta probabilità la Ue si allineerà all’analisi delle altre organizzazioni. Fatto scontato dopo i dati dell’ultimo trimestre del 2018 che per l’Italia hanno certificato la recessione tecnica, confermata oggi dall’indice delle Pmi che è sceso più del previsto sotto la soglia dei 50 punti che separa l’espansione della contrazione economica a gennaio.
Ed è proprio il dato della crescita italiana che sarà sotto i riflettori giovedì: se il rallentamento è un problema di tutti, per l’Italia potrebbe essere ancora più accentuato. A novembre Bruxelles vedeva il Pil italiano crescere dell’1,2% nel 2019. Il Fondo monetario e la Banca d’Italia hanno entrambi di recente rivisto la loro stima a 0,6%. Il Governo, dopo un duro confronto con la Ue, ha ridimensionato la sua stima all’1%.
“Di solito le nostre stime non sono molto diverse da quelle delle altre istituzioni internazionali, e dovremo valutare le conseguenze nel caso di peggioramento”, aveva detto qualche settimana fa il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, a proposito delle nuove stime italiane in arrivo.
Ma giovedì la Commissione non darà giudizi, né entrerà nel dettaglio delle ripercussioni della frenata sui conti pubblici. Si limiterà a prendere atto del nuovo dato, rinviando a maggio per un ‘tagliando’ completo. L’idea di Bruxelles è di non entrare nella campagna elettorale che si è aperta in vista delle europee di maggio, e di non creare motivi di attrito con i Governi. Specialmente su un dossier incandescente come i conti pubblici.
Quindi nessun riferimento a una possibile manovra correttiva, né allusioni a correzioni in corsa. Almeno fino a dopo il voto, il 26 maggio. Quest’anno, a differenza del passato, la Commissione sta pensando di dividere i due appuntamenti di maggio, cruciali per i conti: nella prima parte del mese, quindi prima delle europee, pubblicherà le nuove previsioni, e solo nella seconda, dopo il voto, renderà note le raccomandazioni per Paese, ovvero le indicazioni ai Governi sulla finanza pubblica.
E’ in quell’occasione che potrebbe arrivare la richiesta di correggere i conti, qualora deficit e debito fossero saliti oltre le attese, anche a causa di un Pil che si annuncia molto più contenuto.
(di Chiara De Felice/ANSA)