Pil alza la tensione tra Governo e Ue. E’ allarme manovra-bis

Giuseppe Conte e Giovanni Tria, professori universitari al governo. Juncker
Giuseppe Conte e Giovanni Tria, professori universitari al governo.

ROMA. – Così, l’economia italiana non va. Al di là delle cifre, delle stime, dei giudizi tecnici, è un po’ questo il messaggio che arriva prima dall’Ue e poi dal Fmi all’Italia. Ed è un messaggio anche politico, che punta il mirino sulla manovra giallo-verde, tornando ad alzare il livello di scontro tra il governo e l’Europa. Proprio sull’Ue che si concentra l’attenzione dei giallo-verdi. Nessuno, nel governo, dimentica infatti che “la manovra del cambiamento” è tuttora “sub iudice” di Bruxelles. E che, da qui a giugno, l’Ue potrebbe chiedere una manovra correttiva, pena la procedura d’infrazione.

Al momento, a Bruxelles, un simile epilogo non è prevedibile. Ma, nel caso l’Ue chiedesse una manovra bis da 8-9 miliardi, per i giallo-verdi sarebbe allarme rosso anche perché non basterebbero i 2 miliardi accantonati a dicembre nel caso il trend non rispetti le stime di crescita del governo. E non basterebbe neppure il piano di dismissioni da 18 miliardi che, nonostante nel governo si registri una certa accelerazione, ha effetti di “rientro” di capitali solo nel medio-lungo periodo.

Per questo, la preoccupazione che filtra nell’ala moderata del governo, quella che guarda spesso al presidente Sergio Mattarella chiamando in causa il ministro Giovanni Tria e anche il premier Giuseppe Conte, è che l’esecutivo sia costretto ad un paracadute d’emergenza già prima dell’estate: un aumento dell’Iva o l’introduzione della patrimoniale. Ipotesi, queste, che sono ciclicamente e seccamente smentite dai responsabili di governo. Al momento l’esecutivo mantiene una linea attendista.

Conte, più volte, ha assicurato che gli effetti della manovra si vedranno nel secondo semestre del 2019. Periodo al quale guardano anche Luigi Di Maio e Matteo Salvini, anche se con obiettivi più elettorali: mettere in cassaforte reddito di cittadinanza e quota 100 e rinviare a dopo le Europee qualsiasi nodo relativo alla manovra, forzando, in campagna elettorale, lo scontro contro gli eurocrati.

E’ una partita rischiosa, tuttavia, che va a confliggere con le scarse possibilità di una supremazia sovranista nell’esecutivo di Bruxelles. Ed è una partita che si aggiunge ai diversi nodi aperti tra M5S e Lega: Tav e Autonomie su tutti. Dossier che negli ultimi giorni hanno subito una brusca accelerazione complicando ulteriormente la compresenza di M5S e Lega al governo e la contemporanea campagna elettorale. Prima delle Europee, infatti, ci sono le Regionali in Abruzzo, Sardegna e Basilicata. E tra Di Maio e Salvini sarà una continua prova di forza.

Non a caso, il M5S torna sul tema bandiera delle restituzioni, annunciando con un flash mob la donazione di 2 milioni di euro alle popolazioni alluvionate. Mentre Salvini, domani, si presenterà davanti ai cronisti in Abruzzo con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, riproponendo una foto-simbolo che non si vedeva dalle consultazioni, quando il governo di centrodestra era ancora una “possibilità”.

Qualcuno in Transatlantico suppone che con la “foto di Pescara” la Lega possa inviare un messaggio implicito ai 5S, in un momento di forti tensioni, e cioè che tutto sommato la Lega ha una sua collocazione sul territorio forte, collocazione che nelle Regioni come in Italia può essere vincente. Non a caso, nel Movimento, preparano una nutrita truppa di big per la chiusura di venerdì a Pescara – quella di Salvini ci sarà – provando a invertire i sondaggi che, fino a qualche giorno fa, davano il centrodestra favorito.

“Sono alleati storici. Ma la Lega ha più consensi da quando si è staccata da Berlusconi”, è il pungente commento di Di Maio alla nuova reunion del centrodestra.

(di Michele Esposito/ANSA)

Lascia un commento