Fuggì da Boko Haram, apre museo rurale in Italia

Jeffery, in fuga da Boko Haram apre Museo Civilt‡ Contadina a Montecarotto
Jeffery, in fuga dalla Nigeria apre Museo Civilt‡ Contadina a Montecarotto (Ancona)

MONTECAROTTO (ANCONA). – La fuga dai terroristi di Boko Haram nel 2015, l’arrivo in Italia su un barcone, dalla Nigeria passando per la Libia, il riconoscimento dello status di rifugiato politico. E poi a Montecarotto, nelle Marche, l’incontro con la famiglia Gasparini, con Enrico (che oggi chiama ‘babbo’) e con sua moglie Lucia che gestisce una tabaccheria e che – parlando bene l’inglese – ne ascolta per la prima volta la storia.

L’incontro con due persone che gli offrono un tetto per realizzare il suo sogno: trasformare un vecchio casale di campagna abbandonato, un tempo sede di un allevamento di cani da caccia, in fattoria didattica modello, con centinaia di animali da cortile autoctoni e di razze esotiche provenienti da tutto il mondo. Tacchini, maiali, coniglietti, caprette, pony, alpaca, emu, struzzi, lumache africane….

Una vera e propria arca di Noè, visitata ogni anno da migliaia di bambini e premiata nel 2018 da Coldiretti Giovani Impresa con l’Oscar Green per l’innovazione in agricoltura. Nigeriano, 33 anni, laureato in scienze politiche nel suo paese natale, Jeffery Eromosele Osoiwanlan è il fondatore della “Fattoria di Campagna”, un esempio di integrazione e speranza.

“L’Italia è un paese che ti offre grandi opportunità, se hai un’idea” racconta con un sorriso timido, gli stivali di gomma ai piedi, le mani nel secchio del mangime mentre nutre gli adorati animali. “La natura è la mia passione. Ho deciso di mettere a frutto questo mio amore, mostrando ai bambini la bellezza di questa campagna meravigliosa”, aggiunge.

Oggi alla Fattoria di Campagna non ci sono bambini, ma il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il sindaco Mirco Brega, il maresciallo dei carabinieri, i vertici di Coldiretti. C’è anche un amico d’infanzia di Jeffery, il suo nome è Good Luck, richiedente asilo di 28 anni, si è messo anche lui gli stivaloni di gomma per dare una mano.

Tutti a festeggiare un nuovo traguardo fortemente voluto dal nigeriano: l’inaugurazione di un museo della civiltà contadina, con un centinaio di cimeli antichi in larga parte messi a disposizione da Mario Quagliani, restauratore in pensione e collezionista di Serra De’ Conti.

“Mi piaceva l’idea di far conoscere ai bambini, oltre agli animali, anche come vivevano in campagna nel passato. Perché se non sai da dove vieni non puoi sapere dove vuoi andare” spiega Jeffery. “Quello di Jeffery è un messaggio importante – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche -, la testimonianza di una campagna che sa accogliere e che sa integrare ma anche di un ragazzo che, pur appartenendo a un’altra cultura, con questa esperienza ha iniziato a sentirsi profondamente italiano e marchigiano e ha voluto riscoprire una parte della nostra storia contadina”.

A nastro tagliato, Jeffery continua a sfornare idee per aumentare le entrate: già oggi spedisce uova di struzzo anche all’estero, ma a breve arriveranno anche l’allevamento per lumache giganti africane e una nuova tartufaia. Per la cronaca, lunedì prossimo si toglierà gli stivaloni e indosserà anche la tuta da operaio in una azienda di automotive della zona. Continuerà a curare galline lama ed emù e ad incontrare migliaia di bimbi, ma uno stipendio farà comodo per pagare il mutuo necessario a sistemare i recinti.

(di Simona Marini/ANSA)

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