Insegnaci ad amare

Ford Madox Brown, Gesù lava i piedi a San Pietro. Amare
Ford Madox Brown, Gesù lava i piedi a San Pietro

«Il vecchio portava il bambino, sostegno e Signore del mondo,…», comincia così un’antifona che si canta nel Rito Ambrosiano per la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Essa ci lascia immaginare la grandezza del dono che riceviamo da Dio: possiamo tenere tra le nostre mani Colui che sostiene il mondo, il Signore! Simeone prende delicatamente e con tenerezza tra le sue braccia il bambino, portato al Tempio da Maria e Giuseppe. L’anziano uomo di Dio ci commuove con il suo gesto di accoglienza e di amore, con i suoi occhi inumiditi dalla gioia per aver visto l’atteso Salvatore del mondo: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2, 30).

Fin qui sarebbe una scena lieta, colorata dal sorriso di un bambino appena nato.

Ma il Vangelo ci fa ascoltare anche le parole che Simeone rivolge a Maria: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 34-35). Dalla dolcezza al dolore, dalla tenerezza di un abbraccio alla violenza di una spada, dalla gioia alla sofferenza.

Mentre camminavo per la stanza immerso in queste riflessioni, mi sono imbattuto in un pensiero di Raimondo Lullo: «Chiesero all’Amico che cos’era la gioia. Rispose: La sofferenza sopportata per amore» (Libro dell’Amico e dell’Amato).

Quando cerchiamo di definire che cos’è l’amore, corriamo il rischio di cancellare istintivamente tutto ciò che è connesso con qualcosa che implica il sacrificio, il rimanere in una situazione difficile, il dolore, la croce. Rischiamo, così, di convincerci che il metro per dire se amo o no una persona, è soltanto quello dell’emozione piacevole che provo quando sto con lei. Questo, probabilmente, costituisce una parte, ma non può pretendere di essere il tutto. Non possiamo giustificare le nostre scelte o le nostre fughe convincendoci che venendo meno il piacere, non c’è più neanche l’amore.

Gioia, sofferenza e amore collegati in uno stesso pensiero ci richiamano a volgere il nostro sguardo a Colui che è il nostro unico Maestro, Gesù! Tutta la vita di Gesù illumina come il sole le nostre giornate. La Sua Pasqua, annunciata già da Simeone, è il momento culmine di una vita trascorsa ad amare. E l’amore è gratuito, senza pretese, trasparente, magnanimo, benevolo, umile, paziente, gioioso, sofferente,… (cfr 1Cor 13). La gioia sta nell’essere sempre più somiglianti al Maestro, nell’aprire il cuore perché i Suoi sentimenti possano diventare i nostri sentimenti.

Vivendo mi accorgo che Dio mi educa attraverso l’Eucaristia, la preghiera, gli incontri, le letture, gli studi,… e, se ho il coraggio di non fuggire di fronte alla croce, piano piano mi insegna ad amare!

don Gian Luca

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