M5S guarda al nuovo Pd e Di Maio “offre” salario minimo

Il vice premier e leader del M5s Luigi Di Maio durante la manifestazione del movimento 5 stelle al Circo Massimo.
Il vice premier e leader del M5s Luigi Di Maio durante la manifestazione del movimento 5 stelle al Circo Massimo, Roma. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Un avversario in più in vista delle Europee ma anche una possibile sponda parlamentare attraverso la quale aumentare il pressing su Matteo Salvini. E’ un risveglio a due facce quello del M5S che si ritrova, da oggi, a fare i conti con Nicola Zingaretti a capo del Pd. L’elezione del governatore del Lazio agita ulteriormente le acque pentastellate, accrescendo la tentazione di chi ormai mal sopporta la coabitazione con la Lega ma obbligando, allo stesso tempo, il M5S a guardarsi non più solo a destra ma anche a sinistra.

E, non a caso, è Luigi Di Maio in persona a scendere in campo lanciando a Zingaretti un’offerta che è anche una sfida: una convergenza sulla proposta del M5S sul salario minimo. La mossa del vicepremier avrebbe un duplice obiettivo. Da un lato si punterebbe a “stanare” sin dalle prime ore il “nuovo Pd” su un provvedimento culturalmente di sinistra; dall’altro si tornerebbe, sia pur in maniera solo teorica, a evocare quel “doppio forno” sul quale, nei giorni successivi le elezioni, il M5S ha a lungo puntato sulla base del fatto di essere il gruppo parlamentare largamente più numeroso.

“Il salario minimo è una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un’ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”, sono le parole del vicepremier all’ANSA. La misura di riferimento è il ddl a prima firma della senatrice Nunzia Catalfo, presentato nel luglio 2018 e nel quale si prevede che il salario non sia inferiore ai 9 euro all’ora.

Ma il Pd, al momento, risponde picche. “Di Maio è sbadato, il M5S può votare un nostro ddl depositato nel maggio scorso”, replica il capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci. E in serata è lo stesso Zingaretti, da Torino, a rispondere al vicepremier: “i processi politici non si fanno con le furbizie”, sottolinea il segretario.

Eppure la mossa di Di Maio conferma un leggero cambio di rotta della linea post-Regionali: puntare su temi sociali, su toni più sobri e su una proposta politica che, in vista delle Europee, eviti di appiattire il Movimento alla Lega. Con un obiettivo: arrivare almeno secondi alle urne del 26 maggio. Sfida, quest’ultima, che con Zingaretti segretario potrebbe essere più difficile. E l’arrivo del segretario allo stesso tempo, rischia di dare benzina al dissenso interno al Movimento.

Roberta Lombardi, nel dicembre scorso, si vide bocciare da Beppe Grillo via facebook l’ipotesi di non votare la mozione di sfiducia della destra nei confronti di Zingaretti. E solo due giorni fa Roberta Lombardi evocava un dialogo con Zingaretti attribuendo al solo Matteo Renzi il deflagrare dell’accordo di governo M5S-Pd. Una tesi che al momento apparirebbe “eretica”.

Tra i primi a fare gli auguri a Zingaretti c’era Roberto Fico, presidente della Camera e punto di riferimento dell’ala ortodossa. E oggi, lo stesso Fico, plaude all’affluenza alle primarie: “più partecipazione c’è e meglio è per il Paese”. Sarà solo un caso?.

(di Michele Esposito/ANSA)

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