Via della Seta e 5G cinese, monito Ue. Salvini frena

Il simbolo del nuovo sistema di comunicazioni 5G.
Il simbolo del nuovo sistema di comunicazioni 5G.

STRASBURGO. – “Rischi per la sicurezza dell’Ue” dal 5G cinese e cautela sugli investimenti per la Via della Seta: l’Unione europea vara la nuova strategia per i rapporti con il rivale asiatico e subito apre un nuovo terreno di confronto. E se i toni sono meno perentori di quelli degli Usa – che in particolare nella nuova tecnologia per le reti mobili vedono un vero e proprio cavallo di Troia per l’intelligence di Pechino – la sostanza è la stessa.

Anche dalla Commissione e dal Parlamento europeo arriva un netto monito agli Stati dell’Unione: esercitino la massima prudenza nell’aprirsi a investimenti in settori strategici dall’estero, dalla Cina in particolare. Nei cui confronti è opportuno che l’Europa si muova con la “piena unità” dei suoi Stati membri. Si parla di settori come le infrastrutture di rete, appunto, ma non solo. Il pensiero va al piano cinese della ‘Belt and Road’ che punta a unire l’Asia all’Europa e all’Africa attraverso una maxi rete infrastrutturale.

L’Italia, con la firma prevista il 22 marzo durante la visita di Xi Jinping, vuole unirsi al gruppo di 13 Paesi europei (ma tra loro nessuno dei big) che hanno già siglato un protocollo d’intesa per attrarre gli ingenti finanziamenti cinesi. Documenti su cui la Commissione punterà la sua lente d’ingrandimento: “Tutti gli Stati membri che si stanno impegnando in tal senso – ammonisce il vicepresidente Jyriki Katainen – devono ricordarsi che abbiamo le nostre regole sulla trasparenza e la concorrenza. Il che è potenzialmente positivo, ma dipende da come sarà applicato”.

Sulla Via della Seta, in Italia e in Europa, resta intanto accesa la polemica politica, con riflessi anche all’interno della maggioranza. I due alleati Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano a esprimere sensibilità diverse. Il leghista frena, invita a “stare attenti” e a “tutelare l’interesse e la sicurezza nazionale”. Il pentastellato difende l’accordo con Pechino, che a suo dire non mette in discussione le alleanze internazionali dell’Italia.

Dall’opposizione attaccano a testa bassa: “L’Italia non si svenda alla Cina”, è l’appello del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla di “ennesimo pasticcio” dell’esecutivo. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria minimizza: “Si sta facendo una tempesta in un bicchier d’acqua, il memorandum non cambia alcuna regola”.

Sul “significato strategico” della Via della Seta, peraltro, si espresse a suo tempo favorevolmente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua recente visita in Cina. E pure Confindustria apre all’accordo con Pechino, purché non si traduca in uno strappo con i partner statunitensi e europei. Intrecciata con questo dossier, anche se nodo a parte, è la gestione della nuova tecnologia del 5G da parte di aziende cinesi come Huawei. Su questo la Commissione lavora a delle raccomandazioni che presenterà agli Stati dopo il prossimo vertice europeo e anche il Parlamento europeo ha espresso “profonda preoccupazione”.

Da parte sua, il colosso cinese si è detto aperto a lavorare con le istituzioni Ue per un approccio comune. Il governo italiano non ha ancora preso una decisione a riguardo e nel protocollo sulla Via della Seta non c’è nulla sul 5G. Il Copasir sta intanto svolgendo un’indagine sugli eventuali rischi di un’apertura ai cinesi e oggi ha sentito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E’ stato “rassicurante”, ha sintetizzato il senatore Franco Castiello (M5S), componente del Comitato, al termine dell’audizione durata un paio d’ore.

Il tema si inserisce nel quadro delle tensioni tra Stati Uniti e Vecchio Continente e rischia di innescare un nuovo focolaio di scontro: lunedì il presidente Usa Donald Trump ha messo in guardia il governo tedesco e, indirettamente, le altre capitali alleate che puntano a chiudere accordi con Huawei. “I nostri standard sulla sicurezza digitale – è stata la replica della cancelliera tedesca Angela Merkel – li definiamo da soli”.

(dell’inviato Salvatore Lussu/ANSA)

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