Messico, AMLO: “Spagna e Chiesa si scusino per colonialismo”

Il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador.
Andres Manuel Lopez Obrador. (ANSA/AP Photo/Marco Ugarte)

CITTA’ DEL MESSICO. – La commemorazione del 500/o anniversario in Messico della battaglia di Centla fra indigeni e colonizzatori spagnoli ha dato lo spunto al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO) per annunciare l’invio di lettere al re di Spagna, Felipe VI, e a papa Francesco, in cui si propone di “chiedere perdono” per “il male fatto con il colonialismo ai popoli originari latinoamericani”.

L’iniziativa, rilanciata a Madrid dal quotidiano El Pais, ha suscitato sorpresa e generato vive critiche da parte di esponenti politici spagnoli, fra cui il ministro della Cultura, José Guirao, e la vicepresidente del governo, Carmen Calvo.

Nel corso della cerimonia a Comalco, nello Stato di Tabasco, il capo dello Stato messicano ha insistito sulla necessità che “la corona spagnola ammetta le sue responsabilità, e che lo stesso faccia la chiesa cattolica, perché non si trattò solo dell’incontro di due culture. Fu una vera e propria invasione e furono commessi atti di asservimento, furono assassinate migliaia di persone durante tutto il periodo” coloniale.

Senza giri di parole, López Obrador ha aggiunto che “fu imposta una cultura, una civilizzazione su un’altra, al punto che si costruirono gli edifici delle chiese sugli antichi templi dei popoli preispanici. E si giunse a scomunicare a quelli che oggi consideriamo i padri della nostra Patria, Hidalgo e Morelos”.

“L’obiettivo delle lettere, ha aggiunto, “non è aggravare le differenze fra le parti sull’accaduto durante la Conquista, ma farle emergere perché, anche se lo si nega, vi sono ferite ancora aperte. Ed è quindi meglio riconoscere che ci sono stati errori”.

Reagendo seccamente alla proposta di López Obrador, Guirao ha risposto che “il presidente messicano ha il diritto di chiedere quello che vuole, ma noi non lo capiamo”. Più decisa, Calvo ha assicurato che “Felipe VI non deve chiedere perdono a nessun Paese e questo con il Messico non succederà”. E ha concluso: “L’arrivo 500 anni fa degli spagnoli sull’attuale territorio messicano non può essere giudicato in base a considerazioni contemporanee”.

 

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