Brexit: May da Merkel e Macron per chiedere altro tempo

Angela Merkel con Theresa May in una foto d'archivio.
Angela Merkel con Theresa May in una foto d'archivio.

ROMA. – Theresa May vola da Angela Merkel e Emmanuel Macron alla vigilia del vertice straordinario dal quale dovrà uscire il verdetto dei 27 leader Ue sulla richiesta della premier di avere più tempo per trovare un accordo sulla Brexit. Una visita, chiarisce Downing Street, per spiegare la ratio dietro la richiesta di estensione dell’articolo 50. In termini più prosaici, un tentativo in extremis di persuadere le due figure più potenti d’Europa a perorare la causa di Londra.

Non a caso, la premier britannica prima si recherà dalla cancelliera tedesca, capofila della linea morbida, quella che vuole evitare il no-deal a tutti costi. Poi si sposterà all’Eliseo a parlare con il poliziotto cattivo Macron, che ha accusato Londra di “tenere in ostaggio l’Ue” e l’ha invitata ad assumersi la responsabilità del pantano nel quale s’è cacciata.

In queste ore May ha avuto colloqui telefonici anche con Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e i premier di Olanda e Malta. Ma è a Parigi e Berlino che si gioca la partita. Soprattutto qualora la premier dovesse presentarsi mercoledì a Bruxelles senza un accordo concreto con il Labour.

I colloqui con l’opposizione sono proseguiti in questi giorni e, da quanto trapela, in una lettera che il vicepremier David Lidington ha consegnato al capo delegazione dei laburisti Keir Starmer il governo ha promesso una parziale apertura su voto confermativo e unione doganale con l’Ue e assicurato un “allineamento” su diritti di lavoratori e consumatori. Questi ultimi due sono i punti sui quali il leader dei laburisti Jeremy Corbyn ha continuato ad insistere nelle ultime ore, rinfacciando al governo di non aver ancora fornito garanzie sufficienti per poter “raggiungere un compromesso”.

Di unione doganale ha parlato Michel Barnier in visita a Dublino, assicurando la disponibilità dell’Ue in questo senso ma tornando a minacciare la Gran Bretagna che se ci sarà un divorzio senza intesa allora i margini per futuri accordi commerciali, ad esempio il libero scambio come vorrebbero i brexiteer, saranno molto ridotti. “Non ci saranno colloqui sul commercio a meno che prima non siano risolte questioni come il backstop”, ha chiarito.

Le incognite da una parte e dall’altra della Manica restano quindi molte. Se anche i leader europei dovessero concedere la proroga, infatti, non è detto che vogliano cedere ai termini posti dalla primo ministro, ovvero un’estensione solo fino al 30 giugno. L’ipotesi che sembra prendere piede a Bruxelles, infatti, sembra essere quella di una proroga lunga fino a fine anno o fino all’aprile 2020, che implicherebbe la partecipazione dei britannici alle europee.

E in effetti Downing Street ha annunciato di aver compiuto “i necessari passi legali per poter tenere le elezioni europee nel Regno Unito” il 23 maggio. Il voto europeo a tre anni dal referendum sul divorzio potrebbe essere la pietra tombale sulla carriera di May. I falchi tory hanno avvertito la premier che di fronte a quell’eventualità la macchina per silurarla si metterebbe in moto e il processo per la nomina di un nuovo leader partirebbe immediatamente.

(di Benedetta Guerrera/ANSA)

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