Conte e Salvini: “Rischio terroristi tra i migranti”

Libia: Militari e veicoli pronti all'assalto di Tripoli.
Militari e veicoli pronti all'assalto di Tripoli. ANSA/STRINGER

ROMA. – Centinaia di terroristi islamici potrebbero arrivare in Italia nascosti tra i migranti, approfittando del caos libico. Giuseppe Conte e Matteo Salvini dopo i colloqui con il vicepremier Ahmed Maitig rilanciano l’allarme sui rischi che lo scontro a Tripoli potrebbe innescare per il nostro Paese e ribadiscono che l’Italia farà di tutto per spegnere l’incendio appiccato da Haftar.

Ma l’unità d’intenti si infrange sull’ennesimo scontro nel governo, innescato stavolta dalla direttiva Salvini anti ong che scatena l’ira della Difesa. “Siamo molto preoccupati – dice il premier – abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre il nostro paese al rischio dell’arrivo di foreign fighters”. “Ci sono almeno 500 terroristi nelle carceri libiche – aggiunge il ministro dell’Interno – e mai vorremmo vederli arrivare via mare”.

L’allerta viene tradotta dal titolare del Viminale in una direttiva che, di fatto, ha un obiettivo primario: impedire che la Mare Jonio – la nave di Mediterranea Saving Human salpata domenica da Marsala e già arrivata in acque internazionali davanti alla Libia – possa soccorrere migranti, tra i quali potrebbero nascondersi presunti terroristi secondo il Viminale, e sbarcarli in Italia.

Le forze di polizia devono dunque “vigilare” affinché il comandante e la proprietà della nave si attengano “alle vigenti normative nazionali ed internazionali” per quanto riguarda il coordinamento dei soccorsi, per l’idoneità dei mezzi impiegati e per il rispetto delle “prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate” ad intervenire, vale a dire la Guardia Costiera libica.

“Sono solo bugie e slogan di propaganda” risponde Mediterranea replicando che dalla nave si atterranno “esattamente come chiede la direttiva, alle vigenti norme nazionali e internazionali, cosa che implica l’impossibilità di fare alcun riferimento alla Libia”. Di fronte alle proteste della Difesa, il Viminale tira dritto definendo il provvedimento “legittimo e lecito”.

E’ l’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione che stabilisce che le navi della Marina “possono essere utilizzate per concorrere alle attività di polizia in mare” Non solo: la stessa legge, all’articolo 11, dà a Salvini la responsabilità di emanare “le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre”.

La questione è comunque tutt’altro che chiusa visto che poco dopo la direttiva di Salvini, il ministro Toninelli fa sapere di voler convocare a breve il Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti marittimi e dei porti (Cism) per “valutare il possibile innalzamento dei livelli di sicurezza” di navi e porti italiani. Un organismo di cui fanno parte, tra gli altri, i rappresentanti di Esteri, Difesa, Infrastrutture e Interni per decidere se prendere “misure addizionali di protezione”.

Ancora frizioni, dunque, che vanno a sommarsi a quelle sui porti che da giorni mettono alla prova l’asse Lega-5S. Perché a Salvini che ribadisce la sua linea – “i porti restano chiusi, non si cambia” – Conte risponde che la politica migratoria italiana è questione “molto più complessa” che non “si è mai ridotta” al giochetto portiaperti-portichiusi. Quello è “una semplificazione bellissima per il grande pubblico” ma non per chi deve impostare una politica su basi concrete.

Parole ancora una volta molto più vicine a quelle dei cinquestelle tanto che è Di Maio a cogliere l’occasione per lanciare l’ennesima frecciata a Salvini. “Se veramente abbiamo il problema di 800mila migranti in arrivo in Italia – dice il primo da Abu Dhabi – di certo non li fermi con una direttiva che nessuno ha mai ascoltato”.

(di Matteo Guidelli/ANSA)

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