M5S e Lega: “Campagna contro” per le Europee, con spettro crisi

I ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio durante il Question Time alla Camera dei Deputati. Siri
I ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio durante il Question Time alla Camera dei Deputati. ANSA/FABIO FRUSTACI

REGGIO CALABRIA. – Armando Siri e Virginia Raggi: il doppio “colpo”, sia pur con circostanze molto diverse, piomba sulla campagna per le Europee di M5S e Lega portando all’apice il gelo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini e rendendo ancor più chiaro come, da qui al 26 maggio, i due alleati viaggeranno su rette parallele.

Sarà una campagna senza esclusione di colpi, con i due alleati ormai pronti all’attacco diretto pur di guadagnare terreno negli equilibri di governo. Tanto che, tra gli scenari possibili, nei Palazzi si stanno anche cercando i precedenti per valutare l’ultima data utile per le elezioni politiche a giugno:cosa che presupporrebbe una rottura prima del 26 maggio. Un fatto che mette sotto stress governo e maggioranza, sia pure nella consapevolezza che prima delle elezioni europee non ci sarebbero molti spazi di manovra.

Nel frattempo, regna il gelo. A Reggio Calabria in un Consiglio dei ministri in trasferta fortemente voluto da Conte va in scena una delle riunioni più atipiche della storia giallo-verde. Salvini e Di Maio arrivano separatamente in Prefettura, accolti da un corposo sit-in che sia Conte sia il vicepremier M5S, tra gli applausi, incontrano in due momenti diversi. Dentro la Prefettura i due, secondo alcune fonti di maggioranza, neanche si salutano. Di certo, tra i ministri presenti, nessuno li vede parlare.

Fuori infuria, a colpi di dichiarazioni, la battaglia tra M5S e Lega. “E’ tutto normale, sarà così fino alle Europee”, è la fotografia, un po’ amara, che un ministro fa quando il Cdm sta per finire. In mezzo, Giuseppe Conte. La sua mediazione, con il passare dei giorni si fa via via più difficile. Il premier non si sottrae, mostra prudenza sugli sviluppi delle indagini ma non risparmia una stoccata alla Lega: la corruzione è un reato grave per cui, da contratto, un membro del “governo del cambiamento” dovrebbe farsi da parte.

Il caso Siri piomba sulla Lega mentre Salvini viaggia in aereo per Lamezia Terme. Il ministro dell’Interno ostenta sicurezza e lo stesso Siri si presenta a sera in Senato per il voto sul Def quasi a dimostrare che non ha nulla da nascondere. E a diversi suoi interlocutori Siri avrebbe ricordato a caldo di voler chiarire la questione. Facendo anche riferimento al fatto che da sottosegretario alle Infrastrutture riceve centinaia di mail come quelle incriminate che però gira sistematicamente ai suoi uffici per le opportune verifiche. Nella Lega la preoccupazione serpeggia comunque, tanto che lo stesso Salvini avrebbe confidato ai suoi: la giornata è assai difficile.

Il partito è compatto sulla linea del garantismo (sebbene nel pomeriggio emergano rumors su un certo nervosismo di alcuni membri leghisti del governo) ma attende con un certo timore gli sviluppi delle indagini. Anche perché, è la convinzione dei vertici leghisti, i 5 Stelle non molleranno l’osso su Siri, figura di spicco della “nuova guardia salviniana” ed esponente di quel ministero alle Infrastrutture sul quale potrebbe concentrarsi la battaglia M5S-Lega per un eventuale rimpasto. E il caso Siri potrebbe complicare la campagna: il primo posto è a portata di mano, si osserva, ma le difficoltà economiche e la guerra in Libia sono fattori di rischio per qualsiasi partito di governo.

Dall’altra parte il caso Raggi scuote ulteriormente il M5S sul versante romano. In Transatlantico, raccontano fonti parlamentari, regna il caos. La difesa della sindaca è netta ma, allo stesso tempo, su Roma il Movimento teme da tempo un exploit della Lega già alle Europee. Il M5S risponde con una strategia ben precisa: attaccare su Siri inquadrando la Lega nel bacino dei “partiti berlusconiani”. E puntando il dito sull’emendamento – presentato in legge di bilancio come tra i prioritari della Lega – che riguarderebbe i temi delle indagini e successivamente stoppato.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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