Allende: “La politica di Trump sull’emigrazione promuove il genocidio”

MADRID – “Un genocidio”. Così ha definito la scrittrice Isabel Allende quanto accade oggi lungo la frontiera che divide gli Stati Uniti dal Messico. Considera che la politica migratoria del presidente Trump abbia reso impossibili le richieste di asilo. Politica e letteratura. Con la scrittrice cilena la frontiera fra l’una e l’altra è labile. Si confonde. Si capisce immediatamente, fin dalle sue prime battute nel corso della conferenza stampa data in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Largo Petalo del Mar”, nell’austero ed elegante palazzo sede di “Casa America”.

Nel libro, destinato a trasformarsi in un successo, Allende narra la storia di un giovane medico, Victor Dalmau, che accompagnato dall’amica pianista, Roser Bruguera, abbandona Barcellona e intraprende la strada dell’esilio mentre la Spagna vive gli orrori della guerra civile. Raggiungono la Francia attraversando i valichi dei Pirenei e poi, a bordo della nave Winnipeg, noleggiata dal poeta Pablo Neruda, raggiungono il Cile in cerca della pace e della libertà che erano stati loro negati nel proprio paese.

Quello narrato da Isabel Allende è un lungo viaggio attraverso la storia recente, quella del ventesimo secolo, ancora viva nei ricordi di tanti spagnoli che decisero di restare in Spagna e di tanti altri che invece intrapresero il cammino dell’esilio. E’ una storia documentata con la precisione dello studioso e narrata con quello stile unico di Allende, che affascina e seduce.

Nel corso della conferenza stampa, per la presentazione del libro che è già nelle librerie spagnole (Isabel Allende. “Largo pétalo del mar”. Plaza y Janés, 2019. 384 pagine. Prezzo: 21,75 € Versione Kindle: 12.99 €), non evita il tema politico. Al contrario, lo affronta con determinazione, specialmente quando si tratta di emigrazione.

– L’immigrante non è mai ben ricevuta – afferma categorica -. Non lo è neanche negli Stati Uniti, un paese che è nato e cresciuto con le migrazioni.  L’emigrante è ricevuto con diffidenza da chi è emigrato prima di lui. E’ un po’ la sindrome dell’ascensore. Una volta che si è dentro, non si vuole che altri vi salgano per stare più comodi. Questo sentimento anti-immigranti non è nuovo. Ci sarà sempre qualcuno che si sentirà minacciato dal nuovo. Ed è un fenomeno che si aggraverà quando, a causa dei cambiamenti climatici, ci sarà l’ondata migratoria di chi sfugge dalla siccità, dalle inondazioni, dalla fame.

La domanda di uno dei giornalisti nella sala, che le chiedeva un’opinione sui movimenti sovranisti, permette alla scrittrice di lanciare l’allarme sul pericolo che rappresenta la crescita del populismo in Europa e negli Stati uniti.

-Ho studiato la storia – ha detto preoccupata -. Oggi si respira lo stesso clima, si manifestano a mio avviso gli stessi sintomi di quando in Europa Hitler e Mussolini raggiunsero il potere.

Ma nel corso della conferenza stampa non si è parlato solo di politica. Sono stati affrontati anche altri temi. Ad esempio, si è parlato di letteratura, di scrittura, di storia e di amore. In particolare, dell’amore maturo, un sentimento che ai suoi 76 anni Allende non nasconde e vive con passione.

– Sono innamorata – confessa -. I miei nipoti – aggiunge sorridendo – si vergognano quando lo dico. L’amore può manifestarsi a qualunque età. Considero però difficile che si possa continuare ad amare quando si trascorre una vita con la stessa persona. Dopo sessant’anni assieme, una coppia non ha più nulla da dirsi, da raccontarsi. Ormai si sono detti tutto.

E, aggiunge divertita, un po’ sul serio e un po’ per scherzo:

– La miglior cosa è cambiare marito ogni vent’anni.

Mauro Bafile

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