Vittoria Trump, Messico cede sui migranti ed evita i dazi

Migranti provenienti dal Guatemala vengono respinti al confine con il Messico.
Migranti provenienti dal Guatemala vengono respinti al confine con il Messico. (AP Photo/Santiago Billy)

WASHINGTON. – Donald Trump esulta: il Messico si è piegato alle sue richieste per frenare il flusso di immigrati verso gli Usa. Ha ceduto alla minaccia dei dazi su oltre 300 miliardi di dollari di beni importati in Usa che sarebbero scattati nelle prossime ore e destinati a salire gradualmente nei prossimi mesi, con danni incalcolabili per l’economia.

La linea dura del tycoon sembra dunque aver pagato. Una strategia che qualcuno ha definito spericolata e pericolosa, con cui il presidente americano ha legato la questione dell’immigrazione a quella commerciale. Una scelta per ora vincente e che ha portato all’accordo dopo due giorni di tesi negoziati a Washington, sempre in bilico. Anche se nelle ultime ore il segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, è stato chiaro: lo spettro dei dazi rimane e si abbatterà sul Paese confinante se gli impegni presi non saranno rispettati.

Di questi ultimi sono quattro quelli che hanno convinto il tycoon a sottoscrivere l’accordo e ad annunciarlo su Twitter mentre era ancora in volo sull’Air Force One, di ritorno dall’Europa dove ha partecipato alle celebrazioni del D-Day. Il Messico schiererà innanzitutto i militari della Guardia Nazionale al suo confine sud, per bloccare le carovane in arrivo dal Guatemala e dal resto del Centro America. Poi ha accettato di rafforzare l’applicazione delle leggi sull’immigrazione e di varare una stretta che colpisce chi organizza i flussi migratori verso gli Usa.

Il Messico si è detto anche disponibile ad accogliere sul proprio territorio un maggior numero di richiedenti asilo in Usa finché non verrà completato l’iter della loro richiesta. A costoro verranno offerte anche occasioni di lavoro. Infine, sul piano commerciale, l’amministrazione presieduta dal presidente Andrés Manuel López Obrador avrebbe accettato di acquistare una quota consistente di prodotti agricoli dagli Usa.

Certo, ora su gran parte delle cose concordate bisognerà passare dalle parole ai fatti. Ma intanto Trump, già in piena campagna elettorale per la rielezione del 2020, incassa un’importante vittoria, un indubbio successo di immagine, lui che si è sempre vantato di essere un grande negoziatore grazie all’esperienza maturata nel mondo degli affari.

Non così facile sarà però con la Cina. Anche qui il presidente americano sta cercando di usare l’arma dei dazi per ottenere cambi su terreni differenti da quello commerciale. Ma Pechino è un osso ben più duro di Città del Messico, e in questo caso un’escalation della guerra commerciale tra le due superpotenze economiche mondiali avrebbe conseguenze ben più devastanti anche per gli Usa. Il momento della svolta potrebbe essere l’atteso faccia a faccia tra Trump e Xi Jinping al G20 di Osaka, a fine mese.

Intanto, dopo il bando su Huawei varato dall’amministrazione Usa, le autorità cinesi avrebbero già minacciato una rappresaglia contro i big Usa dell’hi-tech che si adegueranno all’editto Trump, come già hanno fatto in tanti da Google a Facebook, da Intel a Qualcomm.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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