Universiadi: dal Cremlino alla Scandone, Capizzi mago delle piscine

Gianni Capizzi, il mago delle piscine.
Gianni Capizzi, il mago delle piscine.

NAPOLI. – Dalla manutenzione delle fontane del Cremlino alla Scandone messa a nuovo per le Universiadi, il passo è incredibilmente breve se dietro c’è Gianni Capizzi, l’ingegnere delle piscine. Sessantuno anni, originario di Mondragone (Caserta) ma cittadino del mondo. “Un gitano, ma anche un picaro” dice di sé. Con un papà in Aeronautica e la mamma monarchica, lui da ragazzo insegue il sogno del Comunismo al punto che da neo laureato in Ingegneria Meccanica preferisce la Polonia a New York quando il ramo chimico della Esso lo chiama: “Mi dettero un giorno per pensarci – racconta – ma ci misi un attimo dopo aver avuto la certezza che dalla Polonia potevo sconfinare nell’Unione Sovietica”.

Da lì si è snodato un percorso che ha attraversato gli anni della Guerra Fredda, fatto di fughe precipitose (“una volta scappai dalla Cina salendo a bordo del primo aereo disponibile”) e incidenti di percorso (“alla frontiera polacca mi beccarono con le liste di Amnesty International dei prigionieri politici arrestati da Jaruzelski”) che lo ha portato a Praga, in Cina appunto, e infine a Mosca dove risiede parte dell’anno e dove ha messo su una società di ingegneria, la Tac, in cui lavorano cento ingegneri russi e che ora è in predicato di fare il grande salto nella Borsa di Mosca.

Il resto dell’anno Capizzi lo passa tra Napoli e Mondragone dove la C.A.G. Chemical Spa, azienda leader in Italia nella produzione di prodotti chimici per il trattamento delle acque e seconda in Europa dopo la Bayer – ha il suo stabilimento con venticinque addetti, tutti egiziani. Tanti i clienti illustri. Dal Vaticano (Santa Marta) al Quirinale (Castelporziano), dalla base Nato di Giugliano alle piscine della residenza di Rania di Giordania, passando per la manutenzione di diciotto dighe nel mondo e di 200 mila km di acquedotto nelle repubbliche ex sovietiche.

“Ma il lavoro che più mi inorgoglisce è la fontana del monastero di Santa Chiara, a Napoli”. Tuttavia è a Mosca che Capizzi ha sviluppato buona parte del suo percorso. “Vi arrivai trent’anni fa. E in piena perestrojka gorbacioviana mi inventai un party per ottocento persone per il compleanno di Raissa Gorbaciova. Fu una festa megagalattica al punto che il Capo della Sicurezza del Cremlino mi minacciò: ‘Se fai entrare un’altra persona ti arresto'”.

Più tardi arriverà la chiamata di Putin per la manutenzione del fossato del Cremlino. Ma in Russia l’ingegnere è conosciuto anche come l’uomo che parla alle dighe dopo che fu sorpreso a colloquiare in dialetto napoletano con una diga che continuava a dare problemi: “Non mi faccia passare per pazzo – ammonisce – sono un po’ folle, ma non pazzo. Però è vero, accadde una volta, non mi ero accorto di avere l’interfono acceso e un addetto russo mi sentì mentre in dialetto napoletano incitavo la diga a non farmi fare brutta figura. Le dighe, come le piscine, hanno un’anima e qualche volta capita che ci parli. L’acqua per me è una grande passione. La diga più sexy? Il Vajont, ha le forme di una bella donna. La più bella sta in Russia, la chiamano ‘krasiva lady’. La più imponente invece è quella delle tre gole in Cina”.

Dalla Russia al Brasile, dove lo ricordano come il mago che salvò il Paese dall’imbarazzo di una figuraccia in occasione delle Olimpiadi di Rio 2016. Gli organizzatori non si davano pace per quella piscina dei tuffi improvvisamente diventata verde. Lo chiamarono dal Brasile quando aveva già caricato i bagagli per andare in motocicletta a Capo Nord: una vacanza che non farà mai. Capizzi, arrivato in incognito, risolse il problema nel giro di qualche giorno.

Ma prima di andarsene chiese di andare a cena con O Rei, per tutti Pelé. “Parlammo due ore di calcio – ricorda – di quello stacco di testa su Burgnich nell’aria rarefatta di Città del Messico e di tante altre cose. Poi seppe che ero di Napoli e cambiò discorso…immaginai per non sentire di Maradona che per noi napoletani è sempre meglio e Pelé”.

Di quella avventura gli resta una maglietta con dedica, una vacanza saltata e i lucciconi agli occhi quando ne accenna. Ora l’ultima sfida per sfatare il detto per cui ‘Nemo propheta in patria’: dare lustro alle Universiadi di Napoli dove si sta occupando di tutte le piscine. Una foto lo ritrae mentre con cuffia e papillon brinda in vasca alla nuova Scandone da poco riempita d’acqua. “E’ venuto un bel lavoro – scherza – l’ho testata personalmente e posso dire che è una Scandone da bere”.

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