Il “dossier” della Bachelet, il governo non passa l’esame

CARACAS – Gravi violazioni dei diritti economici, civili e politici; violenza di Stato e costanti abusi delle Forze dell’Ordine; arresti arbitrari e tortura dei detenuti; distruzione degli equilibri tra poteri pubblici e limitazioni intollerabili alla libertà di stampa e di opinione. Il dossier reso nota dall’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, l’ex presidentessa cilena Michel Bachelet, è un drammatico “J’accuse” che mette il governo del presidente Nicolás Maduro sul banco degli imputati.

Bachelet, che nelle scorse settimane ha visitato il Paese incontrando esponenti del Governo, dell’Opposizione, delle Ong che si dedicano alla difesa dei Diritti Umani e conversato con familiari dei detenuti durante le proteste, ha condannato la violenza con cui si reprimono le manifestazioni dell’Opposizione, la presenza nei centri di detenzione di prigionieri politici e, in particolare, gli interventi del Faes. 5280 morti, attribuiti alla “resistenza al pubblico ufficiale” e “all’autorità di polizia”, è per la rappresentante dell’Onu una cifra terrificante. Lo è anche l’esodo di venezuelani che varcano le frontiere in cerca di un miglior livello di vita altrove.

Il “Faes”, l’unità speciale della Polizia Bolivariana creata per combattere la criminalità organizzata, è considerato dalla Bachelet, nel suo dossier, responsabile di numerose esecuzioni illegali mentre alla polizia politica si attribuisce l’arresto arbitrario di esponenti dell’Opposizione e la tortura di detenuti.

Con fredda determinazione, l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu ha spiegato che la crisi economica, e il deterioramento della qualità di vita in Venezuela, non può né deve attribuirsi ai provvedimenti presi dall’amministrazione nordamericana o dall’Unione Europea. Sottolinea che questi coinvolgono non le istituzioni ma i singoli individui a cui sono sequestrati i beni e si proibisce recarsi negli Stati Uniti o in Europa. Sono circa 150 gli alti funzionari dell’amministrazione pubblica raggiunti dai provvedimenti disposti dalla Casa Bianca o da Bruxelles. La crisi, si spiega nel dossier, è provocata da politiche economiche errate o inesistenti e dalla corruzione presente ormai ad ogni livello dell’amministrazione pubblica. Le statistiche della Banca Centrale dimostrano come il degrado economico e sociale sia iniziato molto prima dei provvedimenti decisi per castigare alcuni funzionari di spicco del governo.

Bachelet ha accusato il Procurato Generale di omissione e il Difensore del Popolo di tacere di fronte alle tante violazioni dei diritti umani, trasformandosi in complice del sistema. Ha quindi reso noto che né la Procura, né la Polizia difendono coloro che denunciano abusi.

La risposta del Governo, al dossier della Bachelet, è stata immediata. In un documento l’amministrazione Maduro ha accusato l’Alto Commissario di parzialità e di non aver tenuto conto né degli ammortizzatori sociali né l’impatto positivo sul potere d’acquisto di provvedimenti presi dal Governo per alleviare gli effetti della crisi. Ha poi negato la presenza di detenuti politiche nelle centri di detenzione venezuelani. Quindi, ha chiesto all’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu di rivedere i giudizi espressi e di provvedere alle dovute correzioni prima della pubblicazione del documento.

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