Bicentenario Melville, Moby Dick ancora in viaggio

Moby Dick, la balena bianca
Moby Dick, la balena bianca

ROMA. – La balena bianca di Herman Melville continua a farci viaggiare tra inquietudine e sogno e a portare nuove ispirazioni. A 200 anni dalla nascita dell’autore di ‘Moby Dick’, il capolavoro dello scrittore e poeta nato il 1 agosto 1819 a New York, va in scena in un maestoso spettacolo del Teatro dei Venti, il 18 agosto in uno scenario particolare per il Festival delle Colline Geotermiche: a Larderello, nell’area di Pomarance, in provincia di Pisa, dopo il successo ottenuto a Londra e in Germania.

La caccia del capodoglio Moby Dick che ossessiona il capitano Achab al comando della baleniera Pequod diventa, nella messa in scena ideata e diretta da Stefano Tè con adattamento drammaturgico di Giulio Sonno, l’inseguimento di un’illusione.

“Moby Dick è un’illusione. Tutti credono di sapere cosa sia eppure nessuno lo sa. Se ne parla. E’ una balena? Un capodoglio? Un mostro bianco?” viene sottolineato nelle note di drammaturgia in cui la furia del capitano Achab “esonda – secondo gli autori – i sentimenti della vendetta, la sua caccia impossibile assume un respiro metafisico, e il lettore, confuso, si smarrisce: qualcosa non torna. Cosa? La meta di questa impresa”.

Tra i fondatori della letteratura americana, Melville che trascorse una giovinezza avventurosa su mercantili e baleniere, non ebbe in vita il successo che meritava come scrittore. Quando morì nel 1891, in condizioni finanziarie piuttosto disastrose, il suo Moby Dick, dedicato a Nathaniel Hawthorne, uscito in America nel 1851, tradotto e fatto conoscere in Italia da Cesare Pavese all’inizio degli anni Trenta, aveva venduto poco più di tremila copie ed era fuori stampa.

Ora nel particolare scenario all’interno di una vecchia torre di raffreddamento, ristrutturata da Enel Green Power, lo spettacolo-evento del viaggio della baleniera Pequod, con una grande macchina teatrale e un cast di 20 artisti, ci porta a riflettere sui temi ambientali e sulla “contaminazione tra i linguaggi da oriente a occidente” dicono le note della compagnia Teatro dei Venti che vede la consulenza alla regia di Mario Barzaghi e l’assistenza di Simone Bevilacqua.

Come scriveva Pavese nella introduzione al romanzo “Moby Dick è l’allegoria della spasmodica ricerca, della sete di conoscenza e di vendetta, del rapporto tra bene e male, della ferocia e forza devastante della natura e dell’uomo”. Nell’adattamento del romanzo si riconoscono anche echi della Bibbia e del Faust di Goethe.

Oltre all’immaginaria balena Moby Dick che ha ispirato film, brani musicali dal Banco del Mutuo Soccorso a Vinicio Capossela, opere artistiche e fumetti tra cui il Moby Duck della Disney, Melville – che ha esordito nel 1846 con Taipi, un lavoro in parte autobiografico – è autore di racconti, romanzi e raccolte di poesia tra cui ‘Bartley lo scrivano’ del 1853 e ‘Billy Budd’, pubblicato postumo nel 1924, che a sua volta ha ispirato film e canzoni.

E per chi volesse approfondire la grandezza di Melville poeta il suo canto viene riproposto nella traduzione di uno dei nostri maggiori poeti, Roberto Mussapi, in ‘Poesie di guerra e di mare’, pubblicate negli Oscar Mondadori.

(di Mauretta Capuano/ANSA)

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