ROMA, 18 SET – Anche se le indicazioni che accompagnano la bozza del Decreto ”per il contrasto dei cambiamenti climatici e la promozione dell’economia verde” – che fa parte del programma di incentivazione del trasporto sostenibile nelle grandi città e di misure urgenti per il miglioramento della qualità dell’aria, non sono dettagliate, è evidente che nelle intenzioni del Ministro Costa c’è una azione per ridurre le emissioni derivanti dal traffico veicolare, cioè l’eliminazione dei modelli più vecchi e più inquinanti.
La bozza parla infatti di rottamazione di autovetture ante Euro 4, che sono quelle più dannose per l’aria e che più favoriscono l’effetto serra.
Secondo i dati UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, al 31 dicembre del 2018 erano in circolazione sulle strade italiane 37,760 milioni di vetture di cui il 32,9% con vecchie omologazioni poco rispettose dell’ambiente: Euro 0 (4%); Euro 1 (5,5%) ; Euro 2 (9,9%) ed Euro 3 (4,7%).
Nel dettaglio sono classificate Euro 0 tutte le auto a benzina senza catalizzatore e quelle ‘non ecodiesel’, per lo più immatricolate prima del 31 dicembre 1992.
Con la normativa Euro 1 del 1993 è entrato in vigore l’obbligo della marmitta catalitica e dell’alimentazione a iniezione nei motori a benzina, mentre l’Euro 2 del 1997 ha differenziato gli interventi per ridurre le emissioni nei motori benzina e nei diesel. Infine nel 2001 la normativa Euro 3 ha imposto l’adozione del sistema EOBD per monitorare tramite il collegamento ad una presa il sistema antinquinamento dell’auto.
Introducendo lo standard Euro 1 la legislazione aveva posto per i motori diesel un limite di 780 mg/km di NOx (oggi con l’Euro 6d Temp siamo a 80 mg/km) mentre per i benzina il picco era di 490 mg/km.
Con l’Euro 2 questo limite scese per i diesel a 730 mg/km e con l’Euro 3 a 500 mg/km, tutti valori che alla luce delle attuali conoscenze sulla pericolosità degli ossidi di Azoto ribadiscono non solo l’urgenza di sostenere la rottamazione delle auto ante Euro 4, ma anche l’incentivazione