Colpita petroliera iraniana. Tremila soldati Usa a Riad

La petroliera iraniana colpita da due missili. (Il Faro sul Mondo)

BEIRUT. – Un misterioso attacco contro una petroliera iraniana nel Mar Rosso, di fronte alla costa saudita, rischia di riaccendere il fuoco della tensione tra Stati Uniti e Iran e i loro alleati regionali. Questo avviene nel quadro di ripetuti ‘incidenti’ nei mari mediorientali e a un mese dagli attacchi, attribuiti alla Repubblica islamica, contro le maggiori installazioni petrolifere saudite.

Proprio oggi, tra l’altro, il Pentagono ha annunciato che gli Usa dispiegheranno complessivamente in Arabia Saudita ulteriori 3.000 soldati: “Gli Stati Uniti non cercano alcun conflitto con l’Iran, ma manterranno una robusta presenza militare nell’area per essere pronti a rispondere a ogni eventuale crisi e a difendere le forze e gli interessi americani nella regione”, ha dichiarato un portavoce.

Secondo la versione di Teheran dell’incidente di stamattina, due missili hanno colpito la petroliera e una “quantità significativa” di greggio si è versato nelle acque che separano la costa egiziana da quella saudita. Le autorità di Riad non hanno finora commentato in maniera ufficiale l’incidente.

Mentre per gli Stati Uniti hanno risposto dal comando della Quinta Flotta affermando di aver appreso della vicenda soltanto dai media.

“La petroliera è stata danneggiata a 100 chilometri dal porto saudita di Gedda dopo esser stata colpita da due missili, sparati a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro”, ha riferito l’agenzia governativa iraniana Irna.

Per il ministero degli Esteri di Teheran, si tratta di un “attacco” compiuto da chi si getta in un “pericoloso avventurismo”.

Nello stesso tratto di mare si erano verificati nei mesi scorsi altri incidenti dalle circostanze poco chiare. A maggio un’altra petroliera iraniana aveva subito un guasto tecnico. E in quel caso la marina saudita era andata in soccorso dell’equipaggio. In agosto, secondo l’Iran, un’altra imbarcazione iraniana si era dovuta fermare al suo ingresso nel Mar Rosso in seguito a un guasto non meglio precisato.

A questi episodi si aggiungo gli attacchi verificatisi nei mesi e nelle settimane scorse, attribuiti all’Iran, contro petroliere occidentali e saudite e contro porti degli Emirati.

La tensione nell’area si era inasprita dopo che a maggio gli Stati Uniti avevano imposto nuove sanzioni alla Repubblica islamica.

Un mese fa, un attacco coordinato con droni aveva danneggiato gravemente installazioni petrolifere saudite interrompendo per giorni la produzione di greggio del regno e creando ripercussioni su scala mondiale. L’Iran era stato indicato come responsabile degli attacchi, rivendicati invece dagli insorti yemeniti filo-iraniani. Teheran ha sempre smentito ogni coinvolgimento nella vicenda di settembre.

Rispetto all’attacco odierno, il ministero del Petrolio iraniano ha diffuso immagini della nave senza mostrare i fianchi dell’imbarcazione, che risulta non danneggiata sul ponte e dalla quale non saliva nessuna colonna di fumo. Mentre le notizie dell’incidente si rincorrevano, nei mercati internazionali il prezzo del petrolio saliva del due per cento, superando i 60 dollari al barile.

La perdita di greggio dall’imbarcazione, identificata col nome di Sabiti e di proprietà della società nazionale petroliera iraniana, è stata poi fermata, riferiva l’Irna.

Secondo le agenzie internazionali che si occupano di tracciare i percorsi delle navi commerciali, dopo l’incidente la nave si trovava circa 130 chilometri a sud-ovest di Gedda. Era a pieno carico, con un milione di barili di petrolio nella stiva, ed era diretta verso i porti iraniani. Queste indicazioni sono state rese possibili dal segnale satellitare inviato dalla nave iraniana.

Questa aveva però tenuto spento la funzione di segnalazione due mesi fa, quando si trovava tra Golfo e Oceano Indiano in direzione del Mar Rosso. Gli analisti fanno notare che è una consuetudine diffusa delle imbarcazioni iraniane, colpite da sanzioni Usa, spegnere per lunghi periodi le strumentazioni di diffusione dei segnali satellitari.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA)

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