Pd e Lega in piazza, raccolta firme per le dimissioni di Raggi

La sindaca di Roma Virginia Raggi.
La sindaca di Roma Virginia Raggi.

ROMA. – Lega e Pd scendono in piazza, in contemporanea, per chiedere le dimissioni di Virginia Raggi. Sabato, in occasione della manifestazione del Carroccio a San Giovanni, l’obiettivo è raccogliere “centinaia di migliaia” di firme contro la sindaca pentastellata.

E anche i dem locali, nonostante le esternazioni più morbide del segretario Nicola Zingaretti di qualche giorno fa (“Raggi dovrebbe dimettersi? No, dovrebbe affrontare con più decisione e collegialità temi per troppo tempo irrisolti”), alzano la posta, annunciano un weekend di mobilitazione e chiedono alla prima cittadina un passo indietro, con analoga raccolta di firme.

Raggi, insomma, sarà bersaglio di attacchi incrociati e il Movimento capitolino comincia sin da ora a rispondere per le rime: “L’amministrazione di Roma sta lavorando per i cittadini contro il malaffare e in nome della legalità. Lega e Pd Roma due facce della stessa medaglia”, attacca il capogruppo Giuliano Pacetti. “Il Pd di Roma ha la testa di legno e fa sempre rumore. Pensate dopo aver chiesto le dimissioni di Marino ora chiede quelle di Virginia Raggi”, gli fa eco il suo predecessore Paolo Ferrara.

L’iniziativa dei democratici ha un titolo più che esplicativo: ‘Raggi ora Basta’. Si tratterà di una serie di gazebo allestiti in diverse zone della città per “raccogliere il malcontento” dei cittadini e iniziare una consultazione sui contenuti, in vista della sfida elettorale del 2021. Obiettivo è creare un campo largo progressista che, eventualmente e solo in un secondo momento, avvii un dialogo con il M5s (sempre a patto che Raggi non si ricandidi). Dal Nazareno ribadiscono che la linea del Pd è sempre stata di opposizione ferma a Raggi. Quanto alla richiesta di dimissioni, ad avanzarla non può essere certo il segretario nazionale del partito e presidente di Ragione – è il ragionamento – ma il Pd locale è autonomo.

Poi ci sono gli scenari futuri (le comunali nel 2021) in cui è plausibile che incida la stagione di governo giallorossa. “Non possiamo sapere cosa accadrà nei 5stelle. Secondo Roberta Lombardi, ad esempio, Raggi non si può ricandidare. Io dico ‘pensiamo prima a casa nostra’. Poi rivolgeremo un appello al voto a tutti gli elettori”, risponde il capogruppo dem Giulio Pelonzi. Certo è che, sin da ora, non tutti i democratici la pensano allo stesso modo. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, ad esempio, va controcorrente: “La raccolta firme per far dimettere la sindaca Virginia Raggi? Consiglio al sindaco comunque di andare avanti”.

Tornando al partito romano, di questi tempi, sembra il regno del caos, con una fronda interna che si è schierata apertamente per le dimissioni del segretario, eletto nel 2017 in quota renziana, Andrea Casu ‘reo’ secondo i suoi detrattori di non aver chiarito la sua posizione dopo la creazione di ‘Italia Viva’. Le spiegazioni (o il cambio al vertice) si attendono a questo punto dopo la Leopolda.

Sul fronte della Lega, è il capogruppo Maurizio Politi a dichiarare battaglia: “Sabato raccogliamo le firme sia perle dimissioni della Raggi, sia per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla modifica della legge elettorale. L’obiettivo è raccogliere decine di migliaia di firme che consegneremo al sindaco, alla fine della nostra campagna”.

Come se non bastasse, domani è attesa in Aula la nuova protesta di sindacati, lavoratori e opposizioni contro la liquidazione, voluta dal Campidoglio, di Roma Metropolitane, società che si occupa di progettare e appaltare opere di mobilità come la metro C. Ed è proprio la prosecuzione della linea C la questione più spinosa: dopo la lettera di Raggi al premier Conte per scongiurare il commissariamento dell’opera, i dem preparano una missiva di senso opposto per il ministro dei Trasporti Paola De Micheli.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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