Per la prima volta in Spagna un governo di coalizione

Pedro Sánchez, presidente del Governo in Spagna

MADRID – Pedro Sánchez, Segretario Generale del “Partido Socialista Obrero Español”, è il nuovo Presidente del Governo. Ha raggiunto finalmente l’obiettivo lungamente inseguito, ma il governo che presiederà non avrà vita facile. La sua sopravvivenza dipenderà, come è dipesa la maggioranza relativa che lo ha eletto, dal futuro atteggiamento di Erc, EH Bildu e Unidas Podemos. L’elezione di Sánchez, almeno in teoria, chiude una fase di instabilità politica durata ben 10 mesi. Ma, allo stesso tempo, per la giovane democrazia spagnola se ne apre un’altra ugualmente complessa che, assicurano gli esperti, sarà caratterizzata da un permanente equilibrio precario.

Sánchez, che ha presieduto il Governo dopo aver provocato le dimissioni di Mariano Rajoy, travolto dallo tsunami della corruzione che ha investito il Partido Popular, ha dovuto superare il difficile esame di due elezioni e scendere a patti con Unidas Podemos, che ha condizionato il proprio sostegno ad un governo di Coalizione. Ha dovuto anche trovare una intesa con i movimenti indipendentisti, per puntellare la propria candidatura.

Unidas Podemos sarà presente nel Governo di Pedro Sánchez con Pablo Iglesias, Vicepresidente con delega in materia sociale; Irene Montero, ministra della “Presidencia, Relaciones con las Cortes e Igualdad”; Alberto Garzón,  ministro del “Consumo” e Manuel Castells, ministro de “Universidades”.

Sánchez assume la presidenza del Governo in un paese diviso dalle correnti indipendentiste nella Catalogna e dal rigurgito del franchismo la cui bandiera è stata raccolta da Vox. E, per la prima volta nella storia della giovane democrazia, presiederà un governo di coalizione.

Eletto in seconda votazione

L’elezione del presidente del Governo è avvenuta in seconda votazione, quando era sufficiente la maggioranza relativa. E questa, calcando la votazione di domenica scorsa, è stata raggiunta, anche se per appena due voti. E grazie all’astensione di Erc ed EH Bildu. Hanno votato a favore di Sánchez i 120 deputati del Psoe; i 35 di Unidas Podemos; i 3 di Más País-Compromís; e gli unici rasppresentanti di Nueva Canararias, BNG e Teruel Existe. Hanno votato “no” gli 88 deputati del Partito Popolare; i 52 di Vox, i 10 di Ciudadanos, gli 8 di Junts Per Catalunya; i due di UNP e i deputati di Foro Asturias, e PRC. Il risultato finale è stato 167 “Sì” e 165 “no”. Quindi, la presidente del Congresso, Meritxell Batet, ha comunicato al Re Felipe VI, l’elezione del nuovo presidente del Governo.

Pedro Sánchez, attaccato duramente dalla destra rappresentata dal PP, Vox e Ciudadanos, ha assicurato più volte che l’unità della Spagna non è in discussione. Visto i toni usati dagli avversari nel corso del dibattito, prima della votazione, è indubbio che il suo governo sarà sotto costante pressione e sarà necessario un abile lavoro diplomatico per mantenere compatta l’alleanza, diretta e indiretta, tessuta con grande fatica in questi giorni. È probabile che sia Santiago Abascal, del partito di estrema destra Vox, a incidere nell’agenda della destra spagnola. Lo ha fatto negli ultimi mesi, trainando il Partito Popolare e Ciudadanos verso le proprie posizioni. Un atteggiamento che è costato caro a Ciudadanos e che fa presagire una opposizione senza sconti.

Redazione Madrid

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