Sinn Fein trionfa in Irlanda e riapre giochi su governo

La presidenta del Sinn Fein Mary Lou McDonald (C) saluta ai seguitori dopo essere stata eletta nella sua Dublino.
La presidenta del Sinn Fein Mary Lou McDonald (C) saluta ai seguitori dopo essere stata eletta nella sua Dublino. (ANSA-EPA/AIDAN CRAWLEY)

LONDRA. – Lo Sinn Fein della pasionaria Mary Lou McDonald sbanca il voto popolare, conquista più seggi del previsto e trasforma la sua storica vittoria elettorale in Irlanda di sabato in trionfo. I dati reali del lento scrutinio certificano e rafforzano il boom del partito della sinistra nazionalista, portabandiera della riunificazione con l’Ulster in tempi di Brexit, ma soprattutto d’una piattaforma economica e sociale radicale, riaprendo i giochi sulla formazione del nuovo governo: in un rebus parlamentare in cui le due formazioni moderate rivali filo-Ue che da un secolo si contendevano il potere – il Fianna Fail di Micheal Martin (liberali) e il Fine Gael del premier uscente Leo Varadkar (Ppe) – rischino di non poter rimanere in sella nemmeno unendosi. Non da sole, almeno.

Le percentuali definitive decretano un esito che va oltre il già clamoroso pareggio a tre indicato dagli exit poll. Con lo Sinn Fein, un tempo braccio politico dei guerriglieri dell’Ira e forza guida repubblicana nella sola Irlanda del Nord, proiettato al 24,5%; il Fianna Fail fermo al 22,2; e il Fine Gael del modernizzatore Varadkar – caro ai media liberal per l’immagine da primo leader gay del Paese, progressista in materia di diritti civili, ma liberista in economia e incapace di far sentire l’impatto del rilancio del Pil sulla trincea delle disuguaglianze nazionali – appena terzo sotto un deludente 21%.

Un risultato che, secondo il sistema locale proporzionale trasferibile con conteggio delle prime preferenze e poi di quelle di riserva, si traduce per il partito della McDonald in poco meno di 40 deputati. Quasi bottino pieno rispetto ai 42 soli candidati presentati. E di fatto alla pari con Fine Gale e Fianna Fail, avvantaggiati nelle preferenze successive.

“Abbiamo vinto noi, siamo primi nel voto popolare”, ha esultato Mary Lou McDonald, la leader della normalizzazione dello Sinn Fein subentrata due anni fa al patriarca Gerry Adams, figlio carismatico e ingombrante della vecchia generazione dei Troubles e del conflitto. Si tratta di “una rivoluzione”, ha aggiunto, annunciando d’essere pronta se non altro a provare a dire la sua sul governo: in prima battuta tentando la carta di una coalizione di minoranza con Verdi e altri gruppi di centro-sinistra (una ventina di seggi in totale); ma senza escludere neppure il dialogo – da posizioni di forza se le riuscirà – con i due grandi avversari di centro-destra.

Il problema è come superare quota 80 seggi e garantirsi la maggioranza assoluta in un Parlamento che ne conta 160. Impresa ardua, coi numeri sul tavolo. Sulla carta un’alleanza fra perdenti Fine Gael-Fianna Fail resta la soluzione più semplice, magari con qualche sponda da indipendenti e forze minori. Ma Martin e Varadkar, che in campagna elettorale avevano promesso ostracismo assoluto verso lo Sinn Fein, appaiono quanto mai indeboliti: in discussione nella loro stessa leadership e costretti anche a livello personale a umilianti ripescaggi per essere rieletti nelle rispettive circoscrizioni di Cork e Dublino, dove invece la compagna Mary Lou è passata in carrozza.

Radicale su temi come il welfare o la spesa pubblica, ma abile a stemperare gli istinti euroscettici del suo partito e al contempo a rinviare di 5 anni il sogno di un referendum sull’unificazione irlandese alimentato a Belfast e dintorni dalle contraddizioni del cammino intrapreso dal grande vicino britannico verso la Brexit, McDonald sembra del resto già a suo agio in una (ipotetica) nuova dimensione più istituzionale.

Da Londra – che in Irlanda del Nord riconosce da anni lo Sinn Fein come interlocutore scomodo quanto necessario – il governo Tory di Boris Johnson fa intanto sapere di essere deciso a mantenere “strette relazioni” con chiunque sia destinato ad andare al potere a Dublino. Mentre su Twitter il vecchio Adams si gode il terremoto scatenato dalla sua delfina. E in un fotomontaggio mostra Varadkar e Martin in vesti di neonati tenuti saldamente fra le braccia di Mary Lou, con tanto di didascalia irridente in gaelico ed inglese: “É tempo di mettere a nanna i pupi”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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