I giorni della Gregoretti: dal soccorso all’inchiesta

Nave Gregoretti: nella grafica tutte le date della vicenda.
Nave Gregoretti: nella grafica tutte le date della vicenda.

CATANIA. – “Abusando dei poteri” da ministro dell’Interno avrebbe “privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo di nave Gregoretti Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio” successivo, quando è giunta l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano.

E’ l’accusa contestata dal Tribunale dei ministri di Catania a Matteo Salvini nel chiederne l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona.

La storia nasce nel mare Mediterraneo alla fine di luglio dello scorso anno dopo due interventi di soccorso compiuti da un’imbarcazione della guardia costiera e da una della guardia di finanza.

I migranti sono imbarcati sulla Gregoretti che si dirige prima a Lampedusa, poi a Catania, dove il 27 luglio sbarcano una donna incinta, il marito e i loro due figli, e dove, secondo l’accusa, è iniziata la commissione del reato, e infine Augusta. Davanti al porto del Siracusano i primi a scendere, il 29 luglio, sono 16 ragazzi, dopo l’intervento del Tribunale per i minorenni di Catania.

Il 30 luglio la Procura di Siracusa dispone un’ispezione sanitaria a bordo che rilevava come, tra i 116 ancora sulla nave, ci sono 29 persone affette da scabbia. Il giorno dopo dal Viminale, a chiusura di una trattativa con cinque Paesi europei e il Vaticano per la redistribuzione delle persone soccorse, arriva l’autorizzazione allo sbarco: i migranti sono portati nell’hot spot di Pozzallo (Ragusa), in attesa di essere trasferiti nelle sedi assegnate.

Sui tempi dello sbarco diverse associazioni presentano denunce alla Procura di Siracusa che le gira per competenza a quella Distrettuale di Catania. Nel capoluogo etneo è aperto un fascicolo e viene indagato l’allora ministro del’Interno, Matteo Salvini.

Per lui la Procura chiede al Tribunale dei ministri di Catania l’archiviazione spiegando che “l’attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della ‘liberta””, visto che le “limitazioni sono proseguite nell’hot spot di Pozzallo” e che “manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato”.

Inoltre, per il pm, “le direttive politiche erano cambiate” e dal 28 novembre il Viminale aveva espresso la volontà di assegnare il Pos e di “farlo in tempi brevi”, giustificando “i tempi amministrativi” per attuare lo sbarco dei migranti “con la volontà del ministro Salvini di ottenere una ridistribuzione in sede europea”.

Inoltre, sulla nave “sono stati garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessita’” e “lo sbarco immediato di malati e minorenni”.

Tesi non condivisa dal Tribunale dei ministri che contesta a Salvini anche di avere “”determinato consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale” dei migranti “costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche” sulla Gregoretti, nave definita “inadeguata” per ospitare a bordo tante persone perché “destinata a vigilanza e pesca e non attrezzata per eventi di questo tipo”.

Per questo Salvini, ritiene l’accusa, avrebbe “violato le convenzioni internazionali di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali” e gli contesta il “sequestro di persona aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso di potere, e in danno anche di minorenni”.

Il Tribunale dei ministri di Catania è lo stesso che il 24 gennaio 2019 chiese al Senato l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il ritardo di 5 giorni, dal 20 al 25 agosto del 2018, nello sbarco di 177 migranti dalla nave Diciotti nel capoluogo etneo. Ma Palazzo Madama in quel caso bocciò la richiesta in Aula, dove però la maggioranza nel frattempo è cambiata.

(di Mimmo Trovato/ANSA)

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