Coronavirus: un’app per combatterlo. Italia valuta

Lo schermo di un Samsung Galaxy S5 smartphone.
Lo schermo di un Samsung Galaxy S5 smartphone. ANSA/CHRISTOPH SCHMIDT

ROMA. – Combattere il Covid-19 con un’app. Per tracciare i positivi e ricostruirne movimenti ed interazioni. E’ la strada seguita in Corea del Sud. Sul tavolo del ministero dell’Innovazione stanno arrivando diversi progetti in materia, ma la Polizia postale è cauta.

“Tecnicamente – spiega all’ANSA la direttrice del servizio, Nunzia Ciardi – è fattibile, ma sarebbe uno strappo importante alle regole che ispirano il nostro ordinamento sulla tutela della privacy. Ovviamente – sottolinea – oggi siamo in un’emergenza straordinaria e potrebbe anche giustificarsi una deroga a quei principi generali. Una valutazione spetta a chi strategicamente, politicamente e giuridicamente deve gestire l’emergenza”.

In discussione c’è anche la possibilità di ‘seguire’, utilizzando le cellule telefoniche, i cittadini che non rispettano i divieti ad uscire di casa. Il monitoraggio con questo sistema è stato attivato in Lombardia ed il governatore, Attilio Fontana, mette le mani avanti.

“Non è – sottolinea – un Grande Fratello pubblico. Si notano solo i grandi flussi, non c’è nessuna individuazione e nessuna volontà” di controllo: “vogliamo solo capire quanto si muovano i cellulari sul territorio”.

Il Garante della Privacy, Antonello Soro, frena: “finora – spiega – ho letto numerosi generici riferimenti all’esperienza coreana e, più timidamente, cinese. Bisognerebbe conoscere proposte più definite. Mi limito a osservare che quelle esperienze sono maturate in ordinamenti con scarsa attenzione, sebbene in grado diverso, per le libertà individuali.

E in ogni caso – aggiunge – mi sfugge l’utilità di una sorveglianza generalizzata alla quale non dovesse conseguire sia una gestione efficiente e trasparente di una mole così estesa di dati, sia un conseguente test diagnostico altrettanto generalizzato e sincronizzato”.

Dal Governo non arriva ancora un’indicazione in materia, ma gli sviluppatori italiani di app sono scatenati ed hanno riversato al ministero dell’Innovazione guidato da Paola Pisano diversi progetti. Ad uno di questi sta lavorando Luca Foresti, fisico e amministratore delegato della rete di poliambulatori specialistici Centro medico Santagostino.

“Vogliamo – informa l’esperto – costruire un sistema tecnologico che possa andare nelle mani delle istituzioni per aiutarle a gestire la crisi, tenuto conto del fatto che non sarà breve e avrà una crescita, è importante avere strumenti che permettono di tracciare cosa succede sul territorio”.

La tecnologia alla base dell’app permette, a partire dai dati georeferenziati e anonimi, di individuare movimenti e interazioni delle persone, raccoglie un loro diario clinico come l’insorgenza della febbre e altri sintomi, e sulla base delle informazioni georeferenziate ad esempio capisce, molto prima dell’arrivo in ospedale, che in una zona c’è un focolaio.

Un’analoga applicazione è stata sviluppata dall’Università di Urbino (‘Digital Arianna diAry’). “Consentiamo all’utente – spiegano gli autori – di conservare sul proprio dispositivo tutte le informazioni utili a tutelare sé stesso e gli altri. E’ come se tutti gli smartphone fossero una grande banca dati distribuita in cui ciascuno gestisce i propri dati senza farli viaggiare in rete, ma sapendo che potranno essere incrociati in caso di necessità”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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