Coronavirus: morti 31 medici, 17 erano di famiglia

Coronavirus, medico mostra un tampone per definire la positività di contagiati.
Coronavirus, medico mostra un tampone per definire la positività di contagiati. ANSA/FRIEDEMANN VOGEL

ROMA. – Il conto raggelante dei camici bianchi deceduti per Covid-19 aumenta di ora in ora. Il bilancio è salito a 31 morti, di cui 17 erano medici di famiglia. L’ultima una dottoressa di Bergamo, dirigente medico responsabile di Igiene e Sanità pubblica del Dipartimento prevenzione sanitaria. Oltre al dolore, sale tra gli operatori sanitari l’indignazione per essersi dovuti esporre al virus senza i dispositivi di protezione individuali necessari per la sicurezza personale e degli stessi pazienti per via delle gravi carenze.

Sia negli ospedali che negli ambulatori, e nelle visite a domicilio. Forte la protesta della Federazione dei medici di Medicina generale (Fimmg) dopo che nelle ultime 24 ore, dei 6 medici deceduti ben 5 erano di base: “Gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni”, afferma il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti.

Nelle ultime ore intanto, sulla scrivania del presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro è arrivata la lettera con il j’accuse del maggiore sindacato dei medici ospedalieri italiani, l’Anaao Assomed. Il segretario nazionale Carlo Palermo e la segretaria del Piemonte Chiara Rivetti, dopo aver riferito che ieri sera a Torino altri due chirurghi sono stati intubati, scrivono: “L’Istituto da Te diretto, caro collega, non ci aiuta a difendere i sanitari. Perché parallelamente al progredire della carenza di dispositivi, ha ridimensionato le indicazioni di tutela”.

L’Anaao ricorda che mentre prima erano “indispensabili le mascherine filtranti, perchè quelle chirurgiche non proteggevano, ora, grazie ad una pedissequa lettura delle direttive Oms, l’Iss ci dice che le mascherine chirurgiche vanno benissimo, eccetto che per le procedure che generano aerosol”.

E continua: “Le maschere filtranti non ci sono? Allora bene le chirurgiche, avanti tutta. Ma l’Iss non può applicare in Italia ciò che è stato pensato per aree flagellate da guerre o carestie. Non può prescrivere che un medico protetto solo da una maschera chirurgica entri in un reparto Covid-19 per visitare pazienti trattati con ossigeno ad alti flussi, per lo più anziani, che si agitano, si strappano maschere e mascherine”.

“Noi siamo quelli che si ammalano facendo il proprio lavoro. Tra di noi ci sono 5.000 contagiati, secondo i dati dello stesso Iss che rileva come sia evidente l’elevato potenziale di trasmissione in ambito assistenziale di questo patogeno”, denuncia il sindacato.

E chiede a Brusaferro di ordinare che il “personale sanitario in contatto con un caso sospetto o confermato di Covid-19 indossi protezioni adeguate: altrimenti duriamo poco più di una maschera monouso”. Intanto le famiglie delle vittime cominciano a pensare che per queste ‘morti evitabili’ lo Stato debba fare qualcosa di concreto.

“Lo Stato dia un segnale forte e chiaro: deve indennizzare le famiglie di medici e infermieri deceduti per la loro attività di tutela della salute pubblica. Siamo pronti a dare battaglia”, ha detto da Torino l’avvocato Gino Arnone, al quale si è rivolta la famiglia di una vittima professionale del Covid-19.iamo pronti a dare battaglia”.

E’ quanto afferma, da Torino, l’avvocato Gino Arnone, al quale si è rivolta la famiglia di una ‘vittima professionale’ del Covid-19 per valutare la possibilità di chiedere un risarcimento attraverso un’azione legale.

(di Silvana Logozzo/ANSA)

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