Tokyo 2020: gli sportivi venezuelani applaudono il rinvio dei Giochi Olimpici

L'atleta Yulimar Rojas con le braccia al cielo
L'atleta Yulimar Rojas é la prima venezuelana qualificata per Tokyo 2020. Foto Twitter @PanamSports

CARACAS. – La fiamma Olimpica non si accenderà il prossimo 24 luglio. L’operazione rinvio avrà costi significativi, ma si è resa indispensabile per il numero sempre crescente di contagi che hanno spinto al pressing le federazioni internazionali e da alcune ore anche i principali comitati olimpici internazionali, compreso quello statunitense. Tutti chiedevano la stessa cosa: lo slittamento al 2021.

Anche gli sportivi venezuelani si sono pronunciati sullo slittamento dei giochi a cinque cerchi. Primo su tutti, lo spadaccino Ruben Limardo. Il vincitore della medaglia d’oro a Londra 2012 ha dichiarato sui social network. “Mi sembra una decisione corretta e sensata, perché prima c’é la salute delle persone e degli atleti. Noi non vogliamo che questo virus continui a propagarsi. Penso che andare ai giochi olimpici allenandosi in questo modo, non é il meglio. Bisogna continuare ad allenarsi, riorganizzare tutto e pensare in maniera positiva. Adesso abbiamo una lotta più grande, fermare questo virus e che tutte le persona possiamo vivere in pace ed uscire da questa quarantena”.

Un’altro degli sportivi che ha dato il suo parere é il campione del kata, Antonio Díaz: “Ho atteso per 20 anni il sogno olimpico. Non ho nessun problema se devo aspettare un anno in più. Tokyo 2020 ci vediamo nel 2021, quando la comunità sportiva potrà riunirsi nuovamente e dimostrare che siamo riusciti a battere insieme questa pandemia”.

É la seconda volta che le Olimpiadi vengono rinviate nella terra del Sol Levante. La prima volta risale al 1940, quando i nipponici avrebbero dovuto organizzare l’evento a cinque cerchi dopo quelle del 1936 a Berlino. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fece saltare tutto. La fiamma olímpica arrivò nella terra dei samurai nel 1964.

Anche Yulimar Rojas, stella del salto triplo, ha detto la sua sullo slittamento: “Mi sembra una decisione saggia. Bisogna mantenere viva l’illusione, questo ci mantiene vivi. La fiamma debe mantenersi accesa e prevalere su tutto. Prima dobbiamo badare alla nostra salute. Facciamo parte tutti della stessa squadra”.

Ronald Sarti, coach della Vinotinto di pallavolo maschile, spiega: “Il comunicato mi sembra perfetto, perché in questo momento dobbiamo pensare alla salute di tutti”.

Infine Daniel Dhers, star della BMX, già qualificato per Tokyo nella modalità freestyle, fa il punto della situazione. “Mi sembra un’ottima scelta, ci sono molti atleti in giro per il mondo che non possono allenarsi. Questa situazione ha fermato le qualificazioni in diversi sport. Credo che il problema del Covid-19 è cresciuto in un modo tale da sfuggire dalle mani ed ha coinvolto anche i Giochi Olimpici. Non ci resta che attendere un anno, questo ci servirá per prepararci al meglio per i giochi e per battere il virus”.

Non era mai successo nella storia delle Olimpiadi moderne che cominciarono grazie a Pierre de Coubertin il 6 aprile 1896 ad Atene, con nove sport, 43 gare e 246 atleti (provenienti da 15 paesi), tutti maschi secondo il modello antico. Ora che gli atleti dovevano essere più di 11 mila, il 50 per cento circa donne, le Olimpiadi vengono rinviate di un anno.

Mantengono la dicitura di “Tokyo 2020”, come a fermare il tempo, e la numerazione prevista, XXXII Giochi Olimpici, come se nulla fosse accaduto. Questo è un principio immutabile del Comitato Olimpico Internazionale: la finzione viene eletta a simbolo, anche i Giochi che non furono mai disputati hanno mantenuto il loro numero romano: Berlino 1916 è la VI Olimpiade, Tokyo 1940 la XII, Londra 1944 la XIII. In quelle tragiche occasioni furono le armi a spegnere la fiaccola. Il mondo aveva altro da fare: la guerra.

(di Fioravante De Simone)

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