Anche un italiano nella corsa di Oxford al vaccino

Il ricercatore italiano Giacomo Gorini.
Il ricercatore italiano Giacomo Gorini. (glonaabot.it)

LONDRA.  – C’è anche un ricercatore italiano, l’immunologo 31ene Giacomo Gorini, nel team di Oxford pronto in pole position ai nastri di partenza nella sperimentazione umana di un prototipo di vaccino contro il coronavirus sviluppato in tandem con l’azienda Advent-Irbm di Pomezia.

Romagnolo d’origine, Gorini è nato a Rimini, come riportato da “Londra, Italia”, testata digitale online di riferimento della vasta comunità di connazionali che vivono nella capitale britannica e in tutto il Regno. E fa parte da qualche tempo della squadra dell’Istituto Jenner oxfordiano, quello dai cui laboratori saltò fuori nel 2014 anche il virus anti Ebola, micidiale morbo dilagato a quel tempo in Africa.

Intervistato qualche giorno fa, ha spiegato così il delicatissimo progetto Covid-19 a cui collabora in queste settimane: i volontari, poco più di 1000 in una prima fase, circa 5000 da giugno se tutto andrà bene, “verranno separati in due gruppi: uno riceverà un placebo, l’altro avrà il vaccino vero e proprio; andremo avanti in maniera tradizionale perché è un patogeno nuovo e ci sono molti aspetti da approfondire”.

Non si tratta di un tentativo unico al mondo, visto che nella caccia alla soluzione definitiva contro la pandemia sono impegnati laboratori e centri d’eccellenza di vari Paesi, dalla Cina, agli Usa, alla Germania ad altri, ha notato ancora il giovane immunologo. “Il fatto che ci siano tante strategie in tutto il mondo è una buona cosa, anche perché si diversificano gli investimenti”, ha argomentato.

La sua esperienza del resto è internazionale e variegata: laureato a Bologna, specializzatosi poi all’Università “Vita-Salute” del San Raffaele di Milano, Gorini è stato pure alla University of Cambridge prima di approdare a Oxford, passando dunque per entrambi i templi più illustri dell’accademia britannica, fari di scienza e cultura europea e mondiale dal Medioevo all’era contemporanea.

Sui risultati della scommessa dell’equipe di cui fa parte contro il coronavirus si è dichiarato intanto cautamente ottimista: “I primi test sugli animali condotti su un virus modificato che si chiama adenovirus, e contiene un frammento minuscolo dello spike del coronavirus, ci hanno dato le risposte che attendevano… Speriamo ora anche nelle persone”.

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