Let It Be, cinquant’anni fa l’ultimo album dei Beatles

Il logo dei Beatles sul tamburo della band.
Il logo dei Beatles sul tamburo della band. EPA/JULIEN'S AUCTION

ROMA. – Per i fan dei Beatles aprile e maggio sono due mesi drammatici: il 10 aprile 1970, in un’ormai celeberrima intervista, Paul McCartney annunciava la sua uscita dal gruppo, rendendo ufficiale la fine dei Fab Four. Una settimana dopo usciva il suo primo disco solista.

A un mese di distanza, l’8 maggio 1970 usciva “Let It Be”, ultimo atto ufficiale della band che ha cambiato il mondo e che si congedava facendo uscire contemporaneamente anche un documentario, diretto da Michael Lindsay Hogg, che raccontava le sedute di registrazione, compreso il leggendario concerto sul tetto del quartier generale della Apple Records di Savile Row a Londra.

A questo proposito va ricordato che Peter Jackson, il regista premio Oscar per “Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del re”, sta lavorando a una nuova edizione di questo documentario: grazie alla collaborazione di Paul, Ringo, Yoko Ono e Olivia Harrison, a Jackson sono state messe a disposizione 55 ore di girato mai utilizzato: un autentico tesoro che, a quanto pare, sembra destinato a dare una lettura nuova sulla fase finale dei Beatles e ad assicurare ai fan un regalo prezioso.

“Let It Be” è il prodotto di una band che all’epoca era ben oltre la crisi: Paul spingeva per riprendere a fare concerti, George, sempre più frustrato per il poco spazio che veniva concesso alle sue composizioni, era il più fiero oppositore al ritorno al live. Dopo una lite furibonda con John aveva lasciato la band. Lennon dal canto suo non nascondeva la sua voglia di andare da solo e la sua insofferenza per le scelte di Paul che sempre più cercava di assumere il ruolo di leader. A ricucire gli strappi, era Ringo, naturalmente votato per carattere alla mediazione.

La situazione era così complicata che alla fine i nastri delle sedute di registrazione erano rimasti abbandonati negli armadi. A completare il lavoro, fu chiamato un nume tutelare, Phil Spector, il leggendario produttore del Wall of Sound che oggi sta scontando in carcere una condanna a 19 anni per omicidio di secondo grado. Furono Lennon e Harrison a convincerlo a mettere mano a quei nastri: e lui lo fece a modo suo, intervenendo nell’editing e aggiungendo parti orchestrali e cori.

Il più celebre di questi interventi è rappresentato dagli archi di “The Long and Winding Road” inseriti a insaputa di McCartney che non ha mai digerito questa scelta, tanto da pubblicare nel 2003 la versione “naked”, nuda. Spector produrrà anche le prove soliste di Lennon ed Harrison, due capolavori: “Platic Ono Band” e “All Things Must Pass”.

In realtà negli anni si è sviluppato un dibattito su quale sia l’ultimo autentico disco dei Beatles: sono in molti a ritenere che l’ultimo atto sia “Abbey Road”, nonostante sia uscito nel settembre 1969: in effetti Paul, John, George e Ringo di fatto avevano lavorato al progetto “Let It Be” prima di incidere “Abbey Road” che senza discussione è “un album dei Beatles” più di quanto non lo sia il disco del 1970 e rappresenta il vero testamento spirituale.

Il fatto che “Let It Be” fosse stato scartato dimostra l’inarrivabile grandezza dei Fab Four che, dopo aver inciso, con l’aiuto del tastierista Billy Preston, brani come “Let It Be”, “Don’t Let Me Down”, “Get Back”, “The Long and Winding Road” avevano lasciato i nastri in un armadio per dedicarsi ad un altro album.

All’epoca, nonostante il successo commerciale, “Let It Be” fu stroncato dalla critica: ancora oggi, quel progetto che di fatto era naufragato tra le liti non è all’altezza di capolavori come “Revolver”, “Sgt. Pepper”, il “White Album” o “Abbey Road”. Ma viene anche da ridere a pensare che si possa considerare “minore” la produzione di brani come quelli citati poche righe fa, canzoni che rimangono tra le più belle mai incise.

La verità è che, nonostante siano passati cinquant’anni da quel traumatico scioglimento, ancora oggi sembra che i Beatles non abbiano mai smesso di suonare. E’ l’effetto di una grande magia che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino irresistibile. Un’epopea pop che ha superato i confini del tempo e che incredibilmente è durata poco meno di otto anni. La cronaca ci dice che cinquant’anni fa è uscito l’ultimo disco dei Beatles: non resta che aspettare l’uscita del nuovo film di Peter Jackson per ricominciare a sognare come se fosse possibile ricominciare tutto daccapo.

(di Paolo Biamonte/ANSA)

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