CODOGNO. – E’ difficile per la gente di Codogno spiegare cosa è stato trovarsi al centro dell’emergenza di Coronavirus, dal 21 febbraio, quando è stato scoperto il primo caso italiano nell’ospedale della cittadina e il sindaco Francesco Passerini ha dovuto far chiudere d’urgenza bar e locali invitando tutti a restare a casa.
Ma per dare un’idea del dolore, della fatica e anche della tenacia per uscire dalla crisi del paese del basso Lodigiano è bastata la voce rotta di una volontaria della Croce rossa davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deciso di festeggiare il 2 giugno in questa terra martoriata.
“Nella difficile realtà quotidiana abbiamo dovuto contare solo sulle risorse presenti sul territorio – ha detto al Capo dello Stato Giovanna Boffelli, da 28 anni infermiera volontaria – Abbiamo fronteggiato al meglio delle nostre possibilità le più diverse e alle volte vitali esigenze dei nostri concittadini. Le assicuro signor Presidente che tutto questo non è stato né semplice né scontato”.
Ma è stato fatto e ora Codogno vuole ripartire “dopo l’incubo” come lo ha definito il sindaco Francesco Passerini. Ripartire dalle piccole cose, come il mercato settimanale che si è svolto oggi, o da quelle simboliche, come la visita del presidente della Repubblica, che in tanti sono venuti a vedere ed applaudire, anche accalcandosi in alcuni momenti.
Angelo Marconi, pensionato, non ha voluto perdere questo “evento storico”; Komlavi, codognese originario del Togo, è arrivato in piazza con il figlioletto in braccio perché “dopo mesi di paura è venuto il nostro presidente e per noi è una gioia”, e come loro tanti altri sono venuti ad applaudire, urlare “Codogno”, “viva il presidente” e persino “brave le forze dell’ordine”.
E’ stato il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti a sintetizzare in senso della giornata: Codogno “non deve essere sinonimo di emergenza ma di una resurrezione possibile”, ha spiegato. “Abbiamo voglia di ripartire e tornare a riprenderci la nostra vita”, ha aggiunto Passerini.
Il sindaco nel suo discorso ha ricordato che la zona rossa ha “con tenacia” mostrato “i valori di resistenza, resilienza e unità che costituiscono lo spirito della nostra Repubblica”. Ma ripartire non significa dimenticare. Per questo il Comune ha istituito per il 21 febbraio la giornata delle vittime del Covid e della resilienza civile e Passerini ha proposto che diventi “una data nazionale”.
Proposta accolta dal presidente della Lombardia Attilio Fontana che ci ha visto “un momento e un’occasione per ricordare le vittime”. Lui stesso nella cerimonia ristretta per garantire il distanziamento nel cortile del Comune, presenti i sindaci della zona rossa e il prefetto di Lodi Marcello Cardona, ha ricordato le “troppe vittime”, i medici, gli infermieri e tutti quanti si sono impegnati nella crisi.
“Un male imprevedibile ha travolto le vite dei nostri uomini e delle nostre donne” ha ricordato il governatore. In questa situazione Mattarella non ha mai fatto mancare “la solidarietà e la vicinanza dell’Italia tutta, che parimenti ha conosciuto lutti e difficoltà. Oggi quello stesso spirito di vicinanza e condivisione deve essere motore per la ripartenza di un Paese, unito nelle differenze. Viva la Lombardia, Viva l’Italia”, ha concluso.
(dell’inviata Bianca Maria Manfredi/ANSA)