Codogno, per Mattarella lacrime e voglia di ripresa

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Cimitero di Codogno depone una corona di fiori in ricordo dei caduti per Covid 19
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Cimitero di Codogno depone una corona di fiori in ricordo dei caduti per Covid 19, oggi 2 giugno 2020.. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

CODOGNO. – E’ difficile per la gente di Codogno spiegare cosa è stato trovarsi al centro dell’emergenza di Coronavirus, dal 21 febbraio, quando è stato scoperto il primo caso italiano nell’ospedale della cittadina e il sindaco Francesco Passerini ha dovuto far chiudere d’urgenza bar e locali invitando tutti a restare a casa.

Ma per dare un’idea del dolore, della fatica e anche della tenacia per uscire dalla crisi del paese del basso Lodigiano è bastata la voce rotta di una volontaria della Croce rossa davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deciso di festeggiare il 2 giugno in questa terra martoriata.

“Nella difficile realtà quotidiana abbiamo dovuto contare solo sulle risorse presenti sul territorio – ha detto al Capo dello Stato Giovanna Boffelli, da 28 anni infermiera volontaria – Abbiamo fronteggiato al meglio delle nostre possibilità le più diverse e alle volte vitali esigenze dei nostri concittadini. Le assicuro signor Presidente che tutto questo non è stato né semplice né scontato”.

Ma è stato fatto e ora Codogno vuole ripartire “dopo l’incubo” come lo ha definito il sindaco Francesco Passerini. Ripartire dalle piccole cose, come il mercato settimanale che si è svolto oggi, o da quelle simboliche, come la visita del presidente della Repubblica, che in tanti sono venuti a vedere ed applaudire, anche accalcandosi in alcuni momenti.

Angelo Marconi, pensionato, non ha voluto perdere questo “evento storico”; Komlavi, codognese originario del Togo, è arrivato in piazza con il figlioletto in braccio perché “dopo mesi di paura è venuto il nostro presidente e per noi è una gioia”, e come loro tanti altri sono venuti ad applaudire, urlare “Codogno”, “viva il presidente” e persino “brave le forze dell’ordine”.

E’ stato il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti a sintetizzare in senso della giornata: Codogno “non deve essere sinonimo di emergenza ma di una resurrezione possibile”, ha spiegato. “Abbiamo voglia di ripartire e tornare a riprenderci la nostra vita”, ha aggiunto Passerini.

Il sindaco nel suo discorso ha ricordato che la zona rossa ha “con tenacia” mostrato “i valori di resistenza, resilienza e unità che costituiscono lo spirito della nostra Repubblica”. Ma ripartire non significa dimenticare. Per questo il Comune ha istituito per il 21 febbraio la giornata delle vittime del Covid e della resilienza civile e Passerini ha proposto che diventi “una data nazionale”.

Proposta accolta dal presidente della Lombardia Attilio Fontana che ci ha visto “un momento e un’occasione per ricordare le vittime”. Lui stesso nella cerimonia ristretta per garantire il distanziamento nel cortile del Comune, presenti i sindaci della zona rossa e il prefetto di Lodi Marcello Cardona, ha ricordato le “troppe vittime”, i medici, gli infermieri e tutti quanti si sono impegnati nella crisi.

“Un male imprevedibile ha travolto le vite dei nostri uomini e delle nostre donne” ha ricordato il governatore. In questa situazione Mattarella non ha mai fatto mancare “la solidarietà e la vicinanza dell’Italia tutta, che parimenti ha conosciuto lutti e difficoltà. Oggi quello stesso spirito di vicinanza e condivisione deve essere motore per la ripartenza di un Paese, unito nelle differenze. Viva la Lombardia, Viva l’Italia”, ha concluso.

(dell’inviata Bianca Maria Manfredi/ANSA)

Lascia un commento