Conte, il Patto sociale diventa snodo per governo di legislatura

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in conferenza stampa.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in conferenza stampa. (Foto Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Un patto di legislatura nel nome della rinascita post-Covid e di un programma di riforme di lungo periodo. Nella conferenza stampa che inaugura la “fase 3” il Giuseppe Conte mette in campo il suo “scudo” contro un possibile ribaltone in autunno.

E “l’ex avvocato del popolo” lo fa a modo suo: chiamando tutti gli attori del sistema Italia e non solo la mera politica ad una rinnovata condivisione perché è nel malcontento sociale che Conte intravede la trappola più pericolosa per il suo governo. Una trappola che il presidente del Consiglio può evitare solo con un forte patto con sindacati e imprese.

“E’ un progetto di visione”, spiegano a Palazzo Chigi dopo la conferenza stampa, confermando che, nella strategia del premier, si è passati dalla fase dell’emergenza a quella della ricostruzione, in linea con un’esigenza più volte fatta filtrare dal Colle, quella di un’Italia che non può più vivacchiare.

Ed è una fase in cui Conte non può navigare da solo. La lettera di Silvio Berlusconi non è passata inosservata dalle parti del governo, consapevole che, almeno in una parte di FI, una sponda per la realizzazione del programma di riforme è possibile.

Toccherà al premier giocare sul tavolo del dialogo con l’opposizione (che al momento non vede in alcun modo la disponibilità di Fdi e Lega) evitando che si sfoci in un rimpasto di governo. I motivi sono diversi e vanno dal rischio caos legato alla sola possibilità di toccare una casella del governo fino all’idiosincrasia del M5S per una FI in maggioranza.

Ma Conte punta al suo piano di rinascita forte di un altro dato: senza i fondi europei questo piano non è neanche concepibile ma senza un progetto che vada a toccare le profonde criticità del Paese i fondi Ue non arriveranno nelle modalità e nella quantità auspicata da Roma.

Del resto, a tarda sera, nel governo la mettono così: la partita politica dei prossimi mesi si giocherà sulla capacità di spendere i fondi del Recovery Fund. E da Bruxelles, al premier, lo hanno fatto capire in maniera netta. Un esempio? “Non è che con i fondi Ue possiamo fare la flat tax…”, spiega una fonte di maggioranza.

Del resto la trattativa con l’Europa occuperà il governo almeno fino a luglio e molto, nel peso economico della manovra d’autunno, dipenderà da quanto l’Italia riuscirà ad ottenere in termini di fondi Sure e di anticipo del Recovery Fund.

E il Mes? Sul dossier, ancora una volta, Conte rimanda alle Camere e ai regolamenti, non disdegnando di ricordare ad alcuni suoi alleati che si tratta, pur sempre, di un prestito. Ma sul fondo salva-Stati il “muro” del M5S è invalicabile. E anche su altri temi chiave, come il Ponte sullo Stretto, Conte dovrà ben guardarsi da accelerazioni che possano irritare l’ala dura del Movimento. “E’ un’opera di cui si parla da tempo, mica la faremo…”, scherza un parlamentare pentastellato.

Con la conferenza della fase 3 comincia la navigazione in “mare aperto” del premier. Che, non a caso, manda segnali a tutti, toccando temi cari al Pd o a Leu (sburocratizzazione e fiscalità progressiva), al M5S (come il dossier ambientale o il riferimento alla dottrina Olivetti, tanto cara alla vecchia guardia) e anche Iv (le infrastrutture, in primis).

Ma il rischio corto circuito è dietro l’angolo. E forse non è una coincidenza che, proprio oggi, Matteo Renzi riporti a galla l’esigenza di una riforma elettorale riproponendo quell’elezione diretta del premier che piace tanto ad una parte del centrodestra.

Il clima politico, insomma, è tutt’altro che tiepido e le Regionali di settembre contribuiranno a surriscaldarlo. Senza un patto sociale che porti a più miti interventi Confindustria e “congeli” la rabbia dei nuovi disoccupati il rischio, per Conte, sarebbe quello di essere travolto.

(di Michele Esposito/ANSA)

Lascia un commento